“Il 50% delle specie vegetali, il 51% degli animali e il 67% degli habitat tra quelli di interesse europeo presenti in Italia, sono in uno stato di conservazione cattivo o inadeguato. Tante le specie in forte declino o a rischio di estinzione, molti gli habitat in cattivo stato di conservazione”. Una perdita di biodiversità “non dovuta a cause naturali, ma soprattutto all’azione dell’uomo e alle modifiche apportate agli ecosistemi in modo non controllato”. Questo lo scenario che emerge dal ‘III Rapporto Direttiva Habitat 2007-2012’, presentato oggi a Roma dall’Ispra e dal ministero dell’Ambiente, una mappatura dettagliata degli habitat naturali presenti sul nostro territorio, completa delle specie animali e vegetali che vivono in tali ambienti e sulla cui conservazione l’Unione europea ha posto particolare attenzione.
“La situazione italiana- rileva il rapporto- è di interesse strategico per l’Europa: l’eventuale scomparsa nel nostro paese della ricchezza di biodiversità corrisponderebbe adun’estinzione a livello globale”. Tuttavia, rassicura l’Ispra, “le prospettive future per la maggioranza delle specie animali appaiono abbastanza positive e circa la metà delle specie vegetali e degli habitat sembrano essere stabili o in miglioramento”.
Poco più della metà delle specie animali descritte nel rapporto Ispra sulla biodiversità sono in sofferenza. “In Italia sono rimasti solo 40-50 esemplari di orso bruno marsicano, una soglia limite per assicurarne la persistenza nel medio-lungo periodo. Minacciate dall’estinzione varie specie di pipistrelli, a causa dell’alterazione delle aree agricole e dell’uso di pesticidi. Tra gli anfibi, circa il 40% è in uno stato non favorevole: molto colpiti l’euprotto sardo (famiglia delle salamandre) e il discoglosso sardo (simile ad un rospo), entrambi diffusi in Sardegna e legati ad ambienti acquatici particolarmente attaccati dall’azione dell’uomo. Situazione critica per le tartarughe palustri, in conseguenza dell’introduzione di specie esotiche”.
La situazione più critica, tuttavia, “è quella dei pesci di fiume e di lago, quasi tutti a rischio e minacciati dall’introduzione di altre specie a fini di pesca. In pericolo, tra gli altri- spiega l’Ispra- sono lo storione cobice (due specie di storioni si sono già estinte in Italia) e l’alosa”.
La maggior parte delle specie vegetali a rischio “si trova in Sardegna, regione ricchissima di piante endemiche. Ad esempio, l’Astralago marittimo, esclusivo dell’isola di S. Pietro, il cosiddetto ‘Cardo del Gennargentu’ e l’eufrasia che vivono solo sul massiccio sardo, sono a rischio a causa di fenomeni di degrado della qualità dell’habitat e di dinamiche naturali. Infatti, ad essere minacciate sono soprattutto le specie degli ambienti costieri, dove la pressione turistica è particolarmente impattante: a rischio la granata rupicola, pianta endemica del settore costiero tirrenico meridionale, sottoposta a raccolta indiscriminata”.
In sofferenza, tuttavia, anche la flora delle zone umide: “in forte declino il quadrifoglio acquatico, una felce che vive negli stagni e si è già estinta in molte regioni”, sottolinea il rapporto Ispra sulla bodiversità. Per quanto riguarda gli habitat, il quadro generale attuale classifica “il 27% degli habitat in stato di conservazione cattivo e il 40% in stato di conservazione inadeguato”. Gli habitat per i quali si rileva lo stato di conservazione peggiore in Italia “sono le dune e le torbiere, cioè acquitrini e paludi- conclude l’Ispra- attività turistiche e urbanizzazione non controllata giocano un ruolo negativo sugli ambienti dunali e solo in poche aree del nostro Paese è possibile osservare dune pressoché intatte. Cruciale il problema della conservazione delle torbiere: dalla conservazione di aree paludose dipende la sopravvivenza di specie rarissime e uniche in Europa”.
FONTE: Agenzia Dire (www.dire.it)