La proposta di legge sui reati ambientali approvata dalla Camera “è una riforma di civiltà che ci mette finalmente in linea con i paesi più avanzati d’Europa. Si parla senza esito da almeno vent’anni di ecoreati, stavolta siamo a un passo dal colmare un vuoto dannoso e ormai immotivato del nostro codice penale”. E’ quanto afferma Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia, auspicando ora “un rapido esame” da parte del Senato. A giudizio dell’esponente del Pd, il testo licenziato oggi, “un testo largamente condiviso dalle forze politiche, introdurrà nell’ordinamento una adeguata ed efficace tutela penale dell’ambiente, in piena sintonia con la direttiva comunitaria del 2008 che è stata fin qui recepita dall’Italia solo formalmente. Quando sarà legge – conclude Ferranti – non solo si avranno a disposizione norme repressive efficaci per combattere fenomeni criminosi sempre più diffusi e ad altissimo allarme sociale, ma anche strumenti per incentivare bonifica e ripristino”.
SCHEDA/REATI AMBIENTALI. IL PROVVEDIMENTO IN PILLOLE
Quattro nuovi reati, tra cui il disastro ambientale e il traffico di materiale radioattivo, e confisca obbligatoria del profitto del reato. La Camera aggiorna il codice penale introducendo i delitti contro l’ambiente. Un ‘pacchetto’ di norme che prevede anche aggravanti per mafia e sconti di pena per chi si ravvede, condanna al ripristino e raddoppio dei tempi di prescrizione. Ecco, in sintesi, le principali novità.
NUOVI REATI. Quattro i delitti introdotti nel codice penale. Disastro ambientale: punisce con il carcere da 5 a 15 anni chi altera gravemente o irreversibilmente l’ecosistema o compromette la pubblica incolumità. Inquinamento ambientale: prevede la reclusione da 2 a 6 anni (e la multa da 10mila e 100mila euro) per chi deteriora in modo rilevante la biodiversità (anche agraria) o l’ecosistema o lo stato del suolo, delle acque o dell’aria. Se non vi è dolo ma colpa, le pene sono diminuite da un terzo alla metà. Scattano invece aumenti di pene per i due delitti se commessi in aree vincolate o a danno di specie protette. Traffico e abbandono di materiale di alta radioattività: colpisce con la pena del carcere da 2 a 6 anni (e multa da 10mila a 50mila euro) chi commercia e trasporta materiale radioattivo o chi se ne disfa abusivamente. Impedimento del controllo: chi nega o ostacola l’accesso o intralcia i controlli ambientali rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
AGGRAVANTE ECOMAFIOSA. In presenza di associazioni mafiose finalizzate a commettere i delitti contro l’ambiente o a controllare concessioni e appalti in materia ambientale scattano le aggravanti. Aggravanti, peraltro, sono previste anche in caso di semplice associazione a delinquere e se vi è partecipazione di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.
SCONTI PENA. Pene ridotte da metà a due terzi nel caso di ravvedimento operoso: ossia se l’imputato evita conseguenze ulteriori, aiuta i magistrati a individuare colpevoli o provvede alla bonifica e al ripristino.
RADDOPPIO PRESCRIZIONE. Per i delitti ambientali i termini di prescrizione raddoppiano. Se poi si interrompe il processo per dar corso al ravvedimento operoso, la prescrizione è sospesa.
OBBLIGO CONFISCA. In caso di condanna o patteggiamento della pena è sempre ordinata la confisca dei beni che costituiscono il prodotto o il profitto del reato e delle cose servite a commetterlo o comunque di beni di valore equivalente nella disponibilità (anche indiretta o per interposta persona) del condannato.
CONDANNA AL RIPRISTINO. Il giudice, in caso di condanna o patteggiamento della pena, ordina il recupero e dove tecnicamente possibile il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato.
GIUSTIZIA RIPARATIVA. In assenza di danno o pericolo, nelle ipotesi contravvenzionali previste dal codice dell’ambiente si ricorre alla ‘giustizia riparativa’ puntando alla regolarizzazione attraverso l’adempimento a specifiche prescrizioni. In caso di adempimento il reato si estingue.
COORDINAMENTO INDAGINI. In presenza dei delitti contro l’ambiente (‘reati spia’), il pm che indaga dovrà darne notizia al procuratore nazionale antimafia.
FONTE: Agenzia Parlamentare (www.agenparl.it)