roma capitaleAumentare la differenziata con l’estensione della raccolta porta a porta a tutta la città; costruire gli impianti di trattamento e riciclo dell’organico con la tecnologia della digestione anaerobica per produrre compost e biometano (ne servono 15 da 30mila tonnellate all’anno); realizzare centri di raccolta e di riuso per ognuno dei 15 municipi; pianificare l’attivazione della tariffa puntuale come già fatto a Parma da un anno.

 

Sono questi per Legambiente i quattro punti fondamentali sui quali il Comune di Roma deve scommettere e puntare se vuole veramente uscire dall’ennesima situazione critica sui rifiuti, riducendo ai minimi termini lo smaltimento negli inceneritori e nelle discariche e l’esportazione fuori regione. Per farlo è fondamentale che il Comune e la Regione concretizzino le scelte in tale direzione che fino ad oggi sono mancate, e in particolare dopo la chiusura di Malagrotta ottenuta grazie alle forti pressioni dell’Europa.

 

“La situazione che vive oggi Roma – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – è il risultato di una “non politica” dei rifiuti che ha contraddistinto le amministrazioni comunali e regionali degli ultimi 20 anni. Una situazione critica che deve essere affrontata una volta per tutte. Dopo la tanto agognata chiusura di Malagrotta, non è stato fatto un granché per diffondere la raccolta differenziata domiciliare a Roma e per costruire nuovi impianti di trattamento e riciclo dell’organico nella Capitale e nel resto della regione Lazio. I rifiuti romani continuano a viaggiare su gomma in tutta Italia. Ogni giorno escono da Roma 160 Tir pieni di organico differenziato che vanno negli impianti di compostaggio e digestione anaerobica in provincia di Padova e Pordenone, mentre almeno due terzi dei rifiuti romani vanno fuori regione in discarica, in primis in Emilia Romagna, e negli inceneritori, soprattutto a Colleferro (Rm) e San Vittore (Fr). A causa dell’assenza degli impianti di riciclo a Roma si raddoppiano i costi e alimentiamo una follia economica ed ambientale, che produce immensi consumi di gasolio e un pesante inquinamento, facendo spendere inutilmente agli abitanti di Roma, che pagano la tariffa sui rifiuti, tanti soldi che arricchiscono la categoria degli autotrasportatori e che potrebbero essere utilizzati più utilmente per realizzare gli impianti di riciclo”.

 

“A Roma non esiste un sano ciclo integrato dei rifiuti, per avviarlo subito porta a porta dovunque e tariffa puntuale – aggiunge Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – Grazie alla sacrosanta chiusura di Malagrotta che chiedevamo da anni, siamo faticosamente usciti dalla dittatura delle discariche e del sistema Cerroni che aveva condizionato negativamente il ciclo dei rifiuti in tutta la regione, ma siamo passati a quella degli autotrasportatori che si è aggiunta a quella già consolidata dei produttori di cassonetti stradali. Ora la sindaca Virginia Raggi indichi, con la partecipazione della cittadinanza, i luoghi dove realizzare entro due anni tutti gli impianti necessari adottando una politica sana del riciclo, per affrontare nel breve e lungo periodo la complessa vicenda e fermare la girandola nazionale dei rifiuti romani. Intanto c’è un processo in corso per il disastro di Malagrotta e sono passate appena due settimane dal rinvio a giudizio della proprietà per disastro ambientale secondo la nuova legge sugli ecoreati: chi ha inquinato deve pagare e l’amministrazione comunale non deve avere mai più niente a che fare con le società che ha portato al grave inquinamento della Valle Galeria. Al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, oltre a sottolineare la positività e il nostro forte sostegno per l’inserimento della tariffa puntuale obbligatoria nel collegato, attualmente in discussione in Consiglio regionale, chiediamo di definire una volta per tutte il nuovo piano regionale dei rifiuti per avviare le politiche di riduzione, riuso e riciclo virtuoso di ogni frazione, velocizzando anche l’analisi dei progetti dei nuovi impianti, in primis di quelli necessari a trattare l’organico, ai fini di autorizzare o meno gli impianti nel più breve tempo possibile, evitando che i progetti giacciano in Regione per troppo tempo”.