L’appello per restituire rilevanza alla difesa del territorio, a partire dalle nostre università.

Ai margini del rutilante percorso che dovrebbe portare a breve all’elezione del nuovo presidente della Repubblica italiana, si muove una proposta che è soprattutto una provocazione, difficilmente immaginabile in paesi diversi dal nostro. «Solo un’azione del Presidente della Repubblica, modificando l’articolo 9 della Costituzione e dando alla geologia e all’ambiente gli stessi valori e ruolo dati al paesaggio e al patrimonio storico e culturale della nazione – dichiara infatti Piero Farabollini, consigliere del Consiglio nazionale dei geologi e responsabile del corso di laurea in Scienze geologiche dell’università di Camerino – potrebbe arrestare la scomparsa dei dipartimenti di Scienze della Terra».

In modo apparentemente incomprensibile in un Paese in gran parte caratterizzato da un elevato rischio sismico e idrogeologico, questi dipartimenti – che dovrebbero conseguentemente sfornare professionalità utili alla difesa del nostro territorio – stanno morendo come mosche. Basti ricordare come negli ultimi 15 anni i geologi nelle università italiane siano diminuiti di oltre il 25%, mentre il rischio che sono (sarebbero) chiamati a gestire non è diminuito affatto. Anzi.

Eppure all’origine di questa moria c’è una legge, alla quale ovviamente si potrebbe rimediare. «La forte criticità che la Comunità italiana delle Geoscienze sta attraversando – ha proseguito Farabollini – e la evidente contrazione numerica della componente accademica delle Geoscienze, legata alla Legge 240 (cd. Legge Gelmini), a fronte di risultati eccellenti nella ricerca e nella didattica evidenziati dalla Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010, da parte del Miur, derivano dalla bassissima cultura del rischio sia nella popolazione che nella classe che ha amministrato il nostro Paese».

Se non si rimetterà mano alla legge Gelmini lo stillicidio pare inarrestabile. Il trend in corso parla chiaro: i dipartimenti di Geologia in Italia sono rimasti solo 8, e rischia già di scomparire anche l’Area CUN 04 – Scienze della Terra, che verrebbe così accorpata all’Area 02 – Fisica, proprio in un Paese come l’Italia caratterizzata da pericolosità e rischi geologici, i quali comportano già una quanto mai sostanziosa spesa in termini di Pil nazionale per rimediare ex-post ai continui danni sul territorio. «Nonostante l’ottimo risultato raggiunto in Commissione Ambiente della Camera – chiosa Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – con l’inserimento delle Scienze geologiche, per la prima volta dalla sua istituzione, nel piano nazionale delle lauree scientifiche 2014-2016 (Decreto Ministeriale 29 dicembre 2014 n. 976), attraverso l’ottimo lavoro svolto dagli on. Mariani e Ghizzoni, tuttavia gli effetti procurati al settore dalla riforma Gelmini sono ancora preoccupanti».

 

 

 

FONTE: Green Report (www.greenreport.it)

 

 

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