Ambiente, Rapporto ISPRA 2018: nel nuovo rapporto i dati sull’inquinamento, dissesto idrogeologico, consumo del suolo, uso di pesticidi e verde pubblico.
Sono 19 le città italiane dove sono stati registrati valori giornalieri di PM10 (polveri sottili con diametro uguale o inferiore a 10 micrometri, ndr) oltre la norma al 10 dicembre 2018. Ad aggiudicarsi la maglia nera è Brescia, con ben 87 sforamenti, mentre Viterbo, che non ha mai oltrepassato il limite, si attesta come campione di qualità dell’aria tra le aree urbane.
A rivelarlo è l’edizione 2018 del Rapporto Ispra-Snpa ‘Qualità dell’ambiente urbano’, presentato stamattina a Roma nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani al Senato dal presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Stefano Laporta, e dal direttore generale Ispra, Alessandro Bratti.
Non mancano però i segnali positivi. Il trend delle concentrazioni di PM10, PM 2,5 (polveri sottili con diametro inferiore o uguale a 2,5 micrometri, ndr) e NO2 (biossido di azoto, ndr) è infatti in diminuzione e le emissioni di PM10 primario, prodotto da riscaldamento domestico e trasporti, ma anche da industrie e altri fenomeni naturali, diminuiscono del 19% in dieci anni, passando dalle 45.403 tonnellate (Mg) nel 2005 alle 36.712 tonnellate (Mg) del 2015.
Nella classifica degli sforamenti da PM10, dopo Brescia, si posizionano Torino e Lodi con 69 giorni, mentre nel 2017 il valore limite annuale per l’NO2 è sageatato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio di 25 aree urbane. Sempre nel 2017 sono più di 25 i giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per l’ozono in 66 aree urbane su 91 per le quali erano disponibili dati e il superamento del valore limite annuale per il PM2,5 in 13 aree urbane su 84.
Altra notizia positiva per le aree urbane italiane è la crescita dello sharing mobility, con un aumento di più del doppio del numero di vetture in condivisione in un solo triennio (2015-2017). L’83% delle 48mila unità messe su strada lo scorso anno sono biciclette, il 16% automobili e l’1% scooter.
Il rapporto Ispra prende in esame 120 città e 14 aree metropolitane e quest’anno dedica il focus alle esperienze innovative.
DISSESTO IDROGEOLOGICO. ISPRA: 190MILA IN AREE A MAGGIORE RISCHIO FRANA
È ancora pericolo frane e alluvioni: il 3,6% delle città, dove risiedono quasi 190 mila abitanti, rientra nelle classi a maggiore pericolosità per frane. I valori salgono al 17,4%, superando anche la media nazionale del’8,4%, se si parla di probabilità di alluvioni nello scenario medio. Dei 5.248 interventi contro il dissesto distribuiti su tutto il territorio nazionale 460 riguardano i 120 comuni.
Sono alcuni dei risultati dell’edizione 2018 del Rapporto ISPRA-SNPA ‘Qualità dell’Ambiente Urbano’, presentato questa mattina al Senato. Il lavoro, che analizza l’ambiente in 120 città e 14 aree metropolitano, quest’anno dedica il focus alle esperienze innovative.
In linea generale nei comuni capoluoghi di Provincia, il rischio frana è meno rilevante rispetto a quello del territorio italiano: il 3,6% del territorio è classificato a pericolosità da frana elevata P3 e molto elevata P4 (Piani di Assetto Idrogeologico) a fronte di una media nazionale che raggiunge, nelle stesse classi di pericolosità, l’8,4%.
Complessivamente sono 24.311 le frane censite fino al 2017 nei 120 comuni. La superfice complessiva delle aree a pericolosità per frana ammonta a quasi 2.400 km2 (11,4%), di cui 753km2 (3,6%), dove risiedono oltre 189 mila abitanti, classificate a pericolosità elevata P3 e molto elevata P4.
I Comuni con più abitanti a rischio frana sono: Napoli, Genova, Catanzaro, Chieti, Massa e Palermo. Negli stessi territori la probabilità di alluvione è però superiore alla media nazionale: la percentuale di aree a pericolosità media P2 (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) è pari al 17% del territorio dei 120 comuni, mentre il dato nazionale si attesta all’8,4%.
Inoltre, prosegue l’edizione 2018 del Rapporto ISPRA-SNPA ‘Qualità dell’Ambiente Urbano’, la popolazione a rischio alluvioni nelle stesse aree (2.195.485 ab.) è pari al 12% della popolazione residente a fronte di un dato nazionale del 10,4%. Vi sono 14 Comuni con più di 50.000 abitanti a rischio alluvioni e 7 Città metropolitane con più di 100.000 abitanti a rischio.
Le città corrono ai ripari: dal 1999 al 2017 finanziati 462 interventi contro il dissesto in 120 comuni per un ammontare complessivo che supera il miliardo e mezzo di euro. I comuni con il maggior numero di interventi conclusi sono Lucca (21 per oltre 25 milioni), Terni (9 per 5,7 milioni), Messina e Ravenna (8 con rispettivamente 12 e oltre 7 milioni).
Per quanto riguarda gli importi complessivi dei finanziamenti ai comuni, per Genova sono stati stanziati di 354 milioni (di cui solo 2,66 milioni su progetti già conclusi), Milano 171 milioni (compresi 25,40 milioni di progetti conclusi) e a Firenze 118 milioni, di cui solo 830 mila euro sono relativi a progetti conclusi). Nelle 14 città metropolitane sono invece 917 gli interventi per un importo totale pari a 1 miliardo e 845 milioni.
SUOLO. ISPRA: 2016-2017 CONSUMO COMUNI 650 ETTARI, PERSI 215-270 MLN
I Comuni italiani perdono ancora terreno consumando complessivamente tra il 2016 e il 2017 circa 650 ettari di territorio con un costo complessivo, in termini di perdita dei principali servizi ecosistemici (2012 al 2017), valutato tra i 215 e i 270 milioni. Sono alcuni dei risultati dell’edizione 2018 del Rapporto ISPRA-SNPA ‘Qualità dell’Ambiente Urbano’, presentato questa mattina al Senato. Il lavoro, che analizza l’ambiente in 120 città e 14 aree metropolitano, quest’anno dedica il focus alle esperienze innovative.
Il comune di Roma, da solo, nello stesso periodo perde un valore tra i 25 e i 30 milioni. A livello di Città metropolitane, nel 2017 Napoli e Milano presentano la percentuale di suolo consumato più alta, 34,2% e 32,3% rispettivamente, mentre Palermo la percentuale più bassa con 5,9%.
La perdita di servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo nelle Città metropolitane tra il 2012 e il 2017 è valutata tra i 348 e i 443 milioni di euro. Da notare che a Torino, Bari e Napoli si rileva un contributo più significativo, della perdita di suolo, nei Comuni metropolitani rispetto al capoluogo.
PESTICIDI. ISPRA: 24 COMUNI SU 65 CON ACQUE SUPERFICIALI FUORI LIMITI
Buoni i risultati per quanto riguarda lo stato chimico delle acque: il 40% delle città ha tutti i corpi idrici nel proprio territorio in stato ‘Buono’ e solo il 13% in stato ‘Non Buono’. Sono alcuni dei risultati dell’edizione 2018 del Rapporto ISPRA-SNPA ‘Qualità dell’Ambiente Urbano’, presentato questa mattina al Senato. Il lavoro, che analizza l’ambiente in 120 città e 14 aree metropolitano, quest’anno dedica il focus alle esperienze innovative.
Storia diversa per i pesticidi nelle acque superficiali che rivelano concentrazioni superiori ai limiti normativi in 24 comuni sui 65 esaminati, mentre per le acque sotterranee il 7,3% dei punti, presenta concentrazioni sopra ai limiti consentiti. Nei Comuni indagati sono state riscontrate 187 sostanze diverse rispetto alle 396 cercate.
Nel 2017, il 95% delle acque di balneazione italiane (marine, lacustri e fluviali) si classificano in classe eccellente e buona, ma l’1% rimane in classe scarsa. Per quanto riguarda il rischio da proliferazione cianobatterica, in alcune acque lacustri, si osserva la presenza di diversi generi potenzialmente tossici, tra le quali la microcistina risulta la cianotossina più diffusa nelle acque dolci.
AMBIENTE. ISPRA: VERDE PUBBLICO SOTTO 4% IN 84 CITTA’ SU 116
Resta scarsa al 2017 l’incidenza delle aree verdi pubbliche sul territorio comunale, con valori inferiori al 4% in 84 delle 116 città per cui è disponibile il dato. Sono alcuni dei risultati dell’edizione 2018 del Rapporto ISPRA-SNPA ‘Qualità dell’Ambiente Urbano’, presentato questa mattina al Senato. Il lavoro, che analizza l’ambiente in 120 città e 14 aree metropolitano, quest’anno dedica il focus alle esperienze innovative.
La maggioranza dei Comuni indagati ha una disponibilità di verde pubblico pro capite compresa fra i 10 e i 30 metri quadri/abitante e le tipologie di verde più diffuse sono quello attrezzato e quello storico, seguite dalle aree boschive e dal verde incolto.
Rimane molto scarsa anche la pianificazione del verde: appena 10 Comuni hanno approvato un Piano del verde, a segnalare la difficoltà dei Comuni italiani a riconoscere il verde quale elemento strutturale e funzionale strategico di resilienza urbana.
Il 2018 segna la nascita del primo elenco nazionale degli alberi monumentali: in 60 comuni sui 120 analizzati è stato censito almeno un albero monumentale per un totale di 413 segnalazioni.
A scala metropolitana il totale degli alberi monumentali ammonta a 456 localizzati in tutte le città metropolitane eccetto Messina.