Dopo 30 anni di dibattiti, la Staveco vede la luce in fondo al tunnel. Alma Mater e Comune di Bologna hanno raggiunto un accordo (condiviso anche con l’Agenzia del Demanio, che metterà la sua firma) per la riqualificazione dell’area, che diventerà una cittadella universitaria dedicata alle eccellenze e all’internazionalizzazione. Un’intesa “storica”, come la definiscono il rettore Ivano Dionigi e il sindaco Virginio Merola, questa mattina in conferenza stampa all’Urban center. Le scadenze sono già ben definite: tra meno di due anni al massimo dovrebbero partire i primi cantieri, in tempo per la fine del mandato sia di Merola che di Dionigi. Ma storiche sono anche le condizioni alle quali tutto questo avverrà.
Per trovare una parte del finanziamento necessario, l’Alma Mater dovrà realizzare un piano di dismissioni dei propri immobili. Si tratta cioè di un’opera di razionalizzazione delle sedi universitarie: gli edifici lasciati liberi, si legge nell’accordo, saranno riutilizzati per “consentire una nuova offerta di servizi rivolti sia alla popolazione studentesca sia alle altre popolazioni che risiedono in questa parte della città e che la utilizzano, rompendo la caratterizzazione monofunzionale del quartiere universitario centrale”. In buona sostanza, l’Università di Bologna traslocherà (se non del tutto, almeno in larga parte) dall’attuale zona universitaria, che potrebbe dunque cambiare faccia radicalmente. Non a caso, in passato, si era ipotizzato di trasferire la Facoltà di Lettere alla Staveco, anche se l’idea a Palazzo Poggi pare essere stata scartata (almeno per il momento), in favore della realizzazione di un polo a vocazione internazionale, dove avranno sede “corsi di alto profilo”, spiega Dionigi.
Ad ogni modo, il “progetto Staveco” comincia finalmente a muovere i primi passi. Il protocollo d’intesa sarà siglato ufficialmente l’1 marzo, ma molto è ancora da scrivere. L’Ateneo, che diventerà proprietario dell’intera area (93.000 metri quadrati, di cui 41.000 edificati), dovrà presentare un progetto complessivo per l’utilizzo e trovare le risorse per realizzare l’opera. Oltre alla vendita di immobili, l’Alma Mater sarà costretta ad accendere mutui, a risparmiare sugli affitti e a cercare anche fonti di finanziamento esterne all’Università. “Sfinirò tutti- assicura il rettore- ci assumiamo un grande impegno, ma che non comprometterà le altre operazioni edilizie in corso, programmate e finanziariamente garantite, sia a Bologna sia in Romagna, nè andrà a intaccare il bilancio dell’Ateneo”.
Il cronoprogramma è definito nell’accordo: entro sei mesi dalla firma, l’Ateneo presenta il piano di dismissione degli immobili, e il Comune ha due mesi di tempo per approvarloe; dopo altri sei mesi l’Alma Mater deve esibire il progetto strategico complessivo dell’insediamento, compreso il piano economico finanziario, che Palazzo D’Accursio deve approvare nel giro di ulteriori due mesi. A seguire, l’Università ha gli ultimi sei mesi di tempo per bandire l’appalto, che potrà essere anche suddiviso in lotti. In totale 22 mesi, talmente scadenzati che il sindaco al termine della presentazione regala al rettore un orologio, perchè mantenga sempre monitorati tempi. La Staveco sarà ceduta dal Comune all’Alma Mater a titolo gratuito, ma per Palazzo D’Accursio l’operazione non è a costo zero: il Comune rinuncerà alla percentuale (tra il 5% e il 15%) prevista dall’accordo col Demanio sulla valorizzazione delle altre aree in dismissione, cifra che dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni di euro.
E’ “una decisione storica, una scelta determinante per il futuro della città- rivendica Merola- finalmente lo Stabilimento veicoli da combattimento (di cui Staveco è l’acronimo, ndr) cessa la sua attività e nasce un nuovo Stabilimento veicoli di conoscenza. Non è solo un varco verso la collina, ma un varco per il nostro futuro” e dimostra il “destino comune della città e della sua università”. Alla Staveco troveranno posto dunque strutture universitarie, come già previsto nel Psc, impianti sportivi, piccolo commercio, un parcheggio pubblico da 400 posti e ovviamente il grande parco pubblico che dovrebbe collegare la città a San Michele in Bosco (la famosa “porta d’accesso alla collina”). “Adesso inizia lo studio di fattibilità” sull’insediamento, che sarà inserito nel Piano operativo comunale, spiega il sindaco. L’intesa sulla Staveco è stata approvata ieri dal Cda dell’Ateneo, riunito in via straordinaria, “con convinzione, un po’ di emozione e molto orgoglio”, fa sapere il rettore. Ora toccherà alla Giunta comunale approvare la delibera, che sarà illustrata in commissione anche ai consiglieri comunali (non è necessario il passaggio formale in Consiglio)
FONTE: Agenzia Dire (www.dire.it)
AUTORE: Andrea Sangermano