Quando l’università si fa social: grazie agli studenti l’eco su Facebook di un evento in un polo universitario di confine raggiunge più di 14.000 persone. Il caso.

Idee innovative e giovani. Queste sono state le due parole-chiave che hanno caratterizzato il coinvolgimento degli studenti dell’Università di Udine ad un vero e proprio “esperimento” digitale. Il classico Open Day, porte aperte agli studenti delle scuole superiori, possibili future matricole, si è trasformato grazie all’attività degli studenti coinvolti e, abbracciando i principali social network, ha raggiunto risultati del tutto inaspettati: attraverso FB, nella giornata del 16 novembre 2014, due giorni dopo l’evento, si è raggiunto il picco di 4.211 persone; l’8 dicembre in Italia si sono toccati 14.263 utenti, in Inghilterra 124, in Germania 107, 74 Stati Uniti e 300 in altri Paesi Europei (investendo solamente 13 euro di campagna su FB).

Di fatto l’obiettivo è stato quello di aumentare la portata di un evento locale ed i numeri lo confermano: grazie all’utilizzo dei social network le distanze che intercorrono tra i soggetti vengono annullate, espandendo la visibilità oltre i limiti standard.

Si è lavorato a più progetti contemporaneamente, per esempio su Twitter e Instagram è partito un contest specifico nel quale gli studenti postavano dei selfie in merito alle loro aspirazioni universitarie.

Altri giovani sono stati ospiti di Radio Rai Uno in diffusione regionale, di Radio Punto Zero, una delle radio con target giovanile più seguite in regione (Friuli Venezia Giulia) e della Web Radio Universitaria di Udine – WRU.

Gli studenti in collaborazione con gli addetti alla rete e ai servizi informatici di Ateneo hanno garantito anche lo streaming delle attività svolte, visualizzato all’esterno da ben più di 120 persone.

I ragazzi si sono inoltre occupati di intervistare gli ospiti della social week, settimana anticamera del vero evento. Alcuni nomi degli professionisti intervenuti: il grafico Francesco Franchi, il giornalista Alessandro Longo e la scrittrice Cristiana dalla Zonca.

La fusione è stata completa anche grazie ad una proficua collaborazione con l’istituzione universitaria stessa: l’appoggio dei docenti, dei coordinatori dei corsi di laurea, il supporto spontaneo degli amministrativi, dei vertici dei servizi di orientamento, quelli del tutorato, delle biblioteche e perfino dei portinai coinvolti nella logistica (per fornire mezzi tecnici come registratori e telecamere per la diretta streaming) è stato massimo.

Questo evento ha avuto anche la capacità di attirare l’attenzione di enti esterni, come mai prima: un gruppo di studenti del team operativo del social day è stato infatti invitato ad un incontro privato con il presidente e il consigliere del Consorzio Universitario goriziano per dare vita ad un’iniziativa che coinvolga soggetti sul territorio atti a formare una rete anche con altri corsi di laurea e atenei presenti a Gorizia.

Una dozzina di pagine di rassegna stampa hanno anche messo in luce l’ottima relazione con i media tradizionali. Rapporto gestito sempre dai giovani che, sempre attraverso il gruppo di lavoro tramite Facebook, hanno coordinato tutta la fase di comunicazione, logistica e di presentazione dell’evento, costellato da anteprime sui media quali foto delle riunioni, tweet, post, ma anche video backstage, trailer e il video ufficiale.

Il docente dell’ateneo udinese, Nicola Strizzolo (collaboratore di questo sito), che ha proposto agli studenti questo percorso dove li ha anche supportati, commenta così: “Non ho scoperto nulla di nuovo, ho semplicemente dato la possibilità ad una potenzialità già in essere, quella dei giovani, di partecipare attivamente all’organizzazione della quale rappresentano i fruitori, la maggioranza numerica e la ragione d’essere della stessa. Non vedo perché continuare a trattare i giovani come una minoranza, quando hanno le chiavi di accesso al mondo globale digitalizzato e sono in grado di fare molto di più di chi è meno giovane, hanno più talento, creatività, entusiasmo e anche onestà. Di fatto avevo la vision, ovvero quello che si è realizzato, ma non la mission (il come raggiungere la vision), ero però certo che alcuni giovani l’avrebbero avuta. Ho sottovalutato il numero, la responsabilità, le capacità organizzative e l’etica della solidarietà degli stessi e perfino le capacità tecnologiche: sono andati, in maniera magnifica, decisamente oltre le nostre stesse aspettative”.

Questa ondata di giovani 2.0 non si fermerà soltanto al Social day: i ragazzi si sono già attivati per costruire un nuovo evento innovativo a base social, dedicato al mondo del volontariato, in programma prima di Pasqua 2015.

 

 

FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)

AUTORE: Valentina Bernardinis

 

 

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