Come è noto, SIOPE è un sistema di rilevazione telematica che acquisisce, dai tesorieri delle pubbliche amministrazioni, e quindi degli enti locali, le informazioni su pagamenti e incassi sulla base di una codifica uniforme.
E’ in corso un intervento di sviluppo, denominato SIOPE+, che ha l’obiettivo di migliorare il monitoraggio dei tempi di pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche attraverso l’integrazione delle informazioni rilevate da SIOPE con quelle delle fatture passive registrate dalla Piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti (PCC).
L’articolo 1, comma 533, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017), ha introdotto sia l’obbligo di adozione dell’ordinativo informatico di incasso e pagamento, sia l’obbligo per enti e tesorieri di scambiarsi gli ordinativi informatici tramite il SIOPE. Le modalità di scambio sono definite da apposite regole di colloquio definite congiuntamente con l’AGID e sono state di recente pubblicate nel sito internet istituzionale del Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.
Gli enti dovranno inviare l’ordinativo informatico, comprensivo delle informazioni sulle fatture, al tesoriere per il tramite di SIOPE+ e quest’ultimo provvederà ad alimentare automaticamente la PCC sollevando, a regime, gli enti dall’obbligo della trasmissione diretta alla piattaforma.
SIOPE+ va nella direzione di favorire il monitoraggio del ciclo completo delle entrate e delle spese della pubblica amministrazione e, in particolare, consente il controllo automatico dei debiti commerciali e dei relativi tempi di pagamento.
La norma prevede che i tempi e le modalità attuative siano definiti con successivi decreti del Ministero dell’economia e delle finanze, il quale ha annunciato che:
- il 1° luglio 2017 sarà avviata una sperimentazione per un gruppo limitato di enti e banche;
- il 1° gennaio 2018 vi sarà “la partenza a regime di regioni, province e comuni, attraverso un rilascio scaglionato nel corso dell’anno per le diverse categorie di enti”.
Lo stesso Ministero, inoltre, ha chiarito che “per favorire l’attuazione del progetto SIOPE+, la Ragioneria Generale dello Stato fornirà agli enti interessati, un servizio gratuito concernente:
- la produzione degli Ordinativi informatici di Incasso e di Pagamento (OPI) secondo lo standard emanato dall’Agenzia per l’Italia digitale (AgID),
- la trasmissione all’infrastruttura della banca dati SIOPE gestita dalla Banca d’Italia.”
A seguire, si segnalano alcune fra le disposizioni e le regole tecniche che avranno sicuro impatto sul versante organizzativo e tecnologico, a partire dalla obbligatorietà dell’ordinativo informatico, che di per sé richiederà uno sforzo di adeguamento ai Comuni, considerato che oggi, secondo dati ministeriali, oltre un terzo degli enti utilizza ancora il mandato cartaceo.
In primo luogo va considerato che gli enti, e quindi anche i Comuni, secondo il documento tecnico sulle regole di colloquio, dovranno connettersi a SIOPE+ attraverso il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) mentre nella fase di sperimentazione la connessione dovrebbe avvenire attraverso la rete internet. Tale regola ha come conseguenza che il Comune che non abbia già aderito all’SPC per i servizi di connettività si attivi quanto prima per la sottoscrizione dei relativi contratti.
In secondo luogo si segnala che la procedura di registrazione è differenziata fra fase di avvio e regime del progetto. In particolare, a regime, l’operatore si registrerà dal “sito della Banca d’Italia utilizzando credenziali SPID almeno di secondo livello” mentre utilizzerà “solo per la fase di avvio del progetto, altri strumenti di identificazione digitale aventi livelli di sicurezza equipollenti o superiori individuati nel manuale per la registrazione e l’autenticazione”. Quest’ultimo poi, sembra individuare la Carta Nazionale dei Servizi (CNS, veicolata anche attraverso la tessera sanitaria abilitata) come unico come strumento per la registrazione, con conseguente necessità di lettore di smart-card.
Da ultimo, va considerato che la piattaforma informatica “supporta esclusivamente una interlocuzione con gli operatori di tipo Application-to-Application” (la cosiddetta cooperazione applicativa) e questa modalità di comunicazione richiede software specifici e strumenti idonei che spesso costringono l’ente non attrezzato a rivolgersi ad un soggetto intermediario, pubblico o privato. In proposito il MEF ha annunciato la propria disponibilità a svolgere il ruolo di intermediario per tutti gli enti che lo richiederanno.
Come è evidente, si tratta di previsioni e adempimenti gravosi, che andranno meglio specificati nei prossimi mesi, anche al fine di ridurre i rischi di aumento di costi per il sistema dei Comuni, soprattutto per gli enti di minore dimensione.
Sono auspicabili specifiche azioni di accompagnamento e di rafforzamento delle capacità operative necessarie per l’adozione di questa importante innovazione, terreno sul quale tutti i soggetti istituzionali coinvolti devono ritenersi impegnati.
La raccomandazione è che la sperimentazione coinvolga un numero ampio di Comuni e si articoli nei tempi e nei modi necessari per chiamare in causa le varie realtà territoriali, con particolare riguardo a quelle meno attrezzate, così da fare emergere le problematiche da risolvere prima dell’avvio a regime, a garanzia del successo del progetto.