Il presidente Infratel: “Dagli operatori finora solo piani per copertura a 30 Megabit. Ma pensiamo che lo Sblocca Italia potrebbe fare la differenza anche su questo aspetto convincendo alcuni operatori a portare la fibra più vicina agli utenti”.

Visto che gli operatori non hanno presentato piani di copertura nazionale a 100 Megabit, l’onere per raggiungere questo obiettivo dell’Agenda digitale ricadrebbe interamente sulle spalle delle risorse pubbliche. E quindi sui prossimi bandi per l’ultrabroadband, che Infratel Italia preparerà con i fondi della nuova programmazione 2014-2020, come fatto finora con quelli 2007-2013. “Sì, ma ci sono elementi che fanno essere ottimisti”, dice Domenico Tudini, presidente di Infratel (inhouse del ministero dello Sviluppo economico). “Primo, gli incentivi del decreto Sblocca Italia potrebbero convincere gli operatori a espandere i propri piani anche nel senso dei 100 Megabit. Secondo, un  ruolo può avercelo pure il wireless: è possibile garantire agli utenti velocità adeguate, con la giusta densità di celle”.

Tudini, più in particolare: quali impatti avrà lo Sblocca Italia sulla copertura banda larga degli operatori?

È difficile stimare l’effetto del credito d’imposta. Teniamo conto che questo è un settore che sta soffrendo. Diciamo che il suo impatto lo vedremo dopo. Certo si può dire che l’incentivo fiscale permetterà di estendere i piani di investimento degli operatori.

Avete calcolato a che livello di copertura ci porteranno questi piani degli operatori, al 2020?

Stiamo analizzando la questione, in consultazione con gli operatori, e a breve potremo dire al Governo quale sarà la copertura che l’Italia potrà avere a prescindere dall’intervento pubblico. Una cosa è sicura: indipendentemente dai piani degli operatori e dagli esiti dell’incentivo fiscale, sarà necessario un intervento pubblico diretto per arrivare agli obiettivi dell’Agenda digitale al 2020.

Questo potevamo darlo per scontato. Ma quali sono le prime risultanze della consultazione?

Nessun operatore ci ha presentato piani per una copertura nazionale 100 megabit, a tre anni. Quindi si sono concentrati sull’obiettivo 30 megabit. Ma pensiamo che lo Sblocca Italia potrebbe fare la differenza anche su questo aspetto, convincendo alcuni operatori a portare la fibra più vicina agli utenti e quindi anche i 100 Megabit.

Come pensate che il nuovo piano banda ultra larga possa  risolvere questa lacuna dei 100 Megabit, risultante dai piani degli operatori? Ricordiamo che il piano è stato annunciato di recente dal sottosegretario Graziano del Rio.

Il nostro intervento va sempre nella direzione di agevolare l’infrastrutturazione. Anche nel bando della Campania per la banda ultra larga c’era da fare una quota di rete a 100 Megabit, oltre che a 30 Megabit. Iscrivendo nel bando questo doppio obiettivo, diamo al mercato il messaggio che non vogliamo solo i 30 Megabit.

Di quanti soldi abbiamo bisogno per soddisfare l’obiettivo di portare i 100 Megabit al 50% della popolazione?

Non abbiamo una stima. La tecnologia evolve di continuo: anche con le reti fiber to the cabinet è possibile arrivare a 100 Megabit, dicono gli operatori. Lo standard Gfast, con cui la fibra è più vicina all’utente (fino all’ultimo punto di distribuzione di rete, ndr), permette ancora più agevolmente di arrivare a quelle velocità e oltre. Se dovessimo volere adesso i 100 Megabit sicuri, servirebbe portare la fibra nelle case e quindi un investimento che stimiamo in 15 miliardi di euro. Ma grazie all’evoluzione delle tecnologie speriamo che la spesa sarà inferiore.

E che ruolo avranno i nuovi fondi europei?

Non c’è un piano nazionale per  l’uso dei fondi strutturali Fesr, quindi la dimensione dell’investimento dipende dalle scelte che ogni Regione farà. Bisognerà quindi convincere le Regioni a scommettere sull’obiettivo banda larga. A parte questo, ci sono i fondi rurali (Feasr), che negli anni passati l’Italia ha sfruttato molto bene. Sembra però che quest’anno la disponibilità di questi fondi sia inferiore.

Quale ruolo avranno le reti mobili per i 30 e i 100 Megabit?

Già nei bandi contro il digital divide hanno avuto un ruolo importante le tecnologie banda larga su onde radio, in particolare quelle del fixed wireless broadband. Per il principio di neutralità tecnologica, il wireless sarà previsto anche nei prossimi bandi per l’ultrabroadband. La condizione è che queste tecnologie riescano a rispettare i requisiti di velocità 30/3 e 100/10 Megabit tenendo conto anche della contemporaneità degli utenti connessi. Anche l’Lte è in grado di offrire queste velocità a tutti gli utenti in contemporanea, purché gli operatori adottino una giusta densità di celle.

 

 

FONTE: Corriere delle Comunicazioni (www.corrieredellecomunicazioni.it)

AUTORE: Alessandro Longo

 

 

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