L’assessore Agostino Ghiglia svela i dettagli dell’Agenda digitale regionale e punta i riflettori sulla necessità di mantenere i piedi per terra: “Bisogna fare i conti con le risorse disponibili e valutare sempre il Roi”.
“Bisogna iniziare a mettersi in un’ottica di fare di più con meno risorse e non solo perché le minori risorse a disposizione ci impongono rigore ed efficacia, ma anche perché la Pubblica amministrazione deve agire nella logica del ritorno degli investimenti, rinunciare ad ambizioni indipendentiste, ridurre i tempi, copiare, riusare e federare in maniera intelligente e lungimirante, lavorare in beta, imparare dagli errori, ridurre il time to market dell’innovazione”. È una visione realista, che fa leva sulla concretezza delle azioni “possibili” quella di Agostino Ghiglia, assessore all’Innovazione e alla Tecnologia delle Comunicazioni della Regione Piemonte.
“Per un po’ di tempo non dobbiamo avere l’ambizione e la presunzione di inventarci niente, ormai molti degli standard digitali sono perlopiù definiti a livello mondiale e riconosciuti, dobbiamo solo coordinare meglio e supportare bene le nostre regioni affinché sfruttino pienamente i benefici dei fondi comunitari – sottolinea Ghiglia -. Per questo motivo, per il prossimo periodo di programmazione comunitario non dobbiamo farci trovare impreparati a competere con successo sulle nuove call in materia di Ict del Programma Horizon 2020”. Ed è proprio nell’ambito di Horizon 2020 che punta a muoversi il Piemonte, che ha scelto di inserito l’Agenda digitale all’interno delle politiche di ricerca e innovazione collegandola quindi alla Smart Specialization Strategy (S3) che contiene le indicazioni e i riferimenti utili a definire programmi di trasformazione economica integrati e basati sul territorio. “La S3, che si declina nelle priorità di Horizon 2020, è un approccio complessivo, sottratto a logiche di dispersione a pioggia delle risorse, capace di promuovere aggregazione, sia rispetto agli ambiti tematici sui quali interviene, sia attraverso un efficace ed efficiente sistema di valutazione dei risultati – spiega l’assessore -. Per il Piemonte, dunque, parlare di sviluppo dell’ecosistema digitale è considerato un fattore abilitante sia per conseguire obiettivi di crescita economica, un miglioramento della produttività delle imprese e dell’efficienza della pubblica amministrazione e sia come inclusione sociale e social innovation, una maggiore opportunità di partecipazione ai benefici della società della conoscenza”.
Sette gli ambiti di azione dell’Agenda digitale regionale: infrastrutturazione digitale (reti a larga banda e ultra larga, datacenter, infrastruttura dati, razionalizzazione e consolidamento); cittadinanza digitale (per un’amministrazione digitale senza carta, “digital by default e open data by default”, sottolinea Ghiglia); competenze e inclusione; scuola digitale; crescita digitale (sviluppo dell’economia della conoscenza); intelligenza diffusa nelle città ed aree interne (smart cities and communities); salute digitale (in particolare il Fascicolo sanitario elettronico). “Fra i must da perseguire per dire di aver fatto veramente un’Agenda digitale che meriti questo nome abbiamo intenzione di programmare interventi seri e coordinati sul territorio su questi fronti”, puntualizza Ghiglia.
Il tutto però con una forte attenzione al ritorno sugli investimenti. “Il Piemonte – racconta l’assessore – ha sempre lavorato sulla base di progetti definiti all’interno di programmi più ampi e quindi la logica del Roi deve essere valutato su una scala che tenga conto di fattori complessi e intersecati. Ad esempio in passato abbiamo investito sulla banda larga con il programma Wi-Pie e nelle sue pieghe abbiamo portato avanti progetti di indiscussa importanza come la telemedicina ed i living lab sul territorio. Attualmente sono in corso di valutazione i benefici legati alle politiche dell’open data, nell’ambito del programma più strategico dell’open government”. Secondo Ghiglia l’economia dei dati potrebbe apportare grandi risultati “e noi, forti della nostra esperienza, tenendo in conto i benefici stimati dalla Ue, che prevede per gli Open Data un Roi fino a 40 miliardi di euro l’anno e un apporto importante a creare ospedali più efficienti, strade più sicure, inquinamento sotto controllo, politica più trasparente e decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, stiamo lavorando per valutare quale sia l’impatto economico e sociale delle nostre nuove politiche sugli open data”.
Riguardo al ruolo del governo centrale Ghiglia sostiene che “il Governo Letta, come tutti gli esecutivi tecnici o delle larghe intese, tende a non avere una prospettiva politica a lunga scadenza né una programmazione ad ampio raggio degli assets su cui incardinare la crescita sociale ed economica dell’Italia”. Un problema non da poco, che va risolto, secondo l’assessore, puntando su ambiti precisi: “È indispensabile abbattere in modo tangibile il digital divide che ancora frena il libero accesso alla Rete. Il secondo passaggio è la velocità di connessione: se in Italia si parla ancora di banda larga (e solo una famiglia su tre può contare su questo tipo di connessione), nel mondo le aree più progredite puntano alla banda ultralarga”. In merito all’Agenda digitale nazionale “per ora appare come l’ennesimo contenitore privo di regia univoca e di risorse finanziarie sufficienti – dice Ghiglia -. L’attuazione dell’Adi è condizione imprescindibile per creare nuove opportunità di crescita sostenibile ed inclusiva dell’Italia e per dare finalmente applicazione a quel processo non più procrastinabile di sburocratizzazione e digitalizzazione della PA”. Fra le priorità Ghiglia indica anche il wi-fi libero e gratuito: “Ritengo che si debba accrescere l’offerta di punti di accesso wi-fi liberi e gratuiti. La copertura con tale tecnologia di punti sensibili come piazze auliche, musei, sedi di pubblica amministrazione, mezzi pubblici e ospedali, solo per fare alcuni esempi, può essere un valido servizio reso alla collettività e, soprattutto, ai turisti in visita, permettendo di evitare il costoso roaming”.
Last but not least Ghiglia evidenzia il ruolo chiave delle Regioni: “Sono le regioni ad avere un ruolo, anche storico, nei processi di infrastrutturazione, sia per le reti di telecomunicazione in banda larga ed ultralarga, sia per il consolidamento dei datacenter e rappresentano già oggi uno snodo chiave per l’interoperabilità. Inoltre hanno la dimensione e le strutture per poter attivare percorsi di coprogettazione, cooperazione e riuso di buone pratiche”.