Nel decreto attuativo della legge di stabilità c’è una spinta verso l’open innovation: il beneficio fiscale sugli investimenti raddoppia (dal 25% al 50%) se si collabora con università, enti di ricerca e altre aziende, tra cui le nuove imprese innovative. Ecco i dettagli
Meno tasse per le imprese che fanno ricerca e sviluppo affidandosi alle startup. A stabilirlo sono le nuove regole sul credito d’imposta per investimenti in r&s introdotte dalla Legge di Stabilità 2015 e operative con il decreto attuativo dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico del 27 maggio 2015.
La nuova disciplina può essere uno stimolo significativo all’open innovation. Prevede infatti un credito d’imposta al 50% per le spese in ricerca e sviluppo fatte extra muros, realizzata cioè in collaborazione con “università, enti di ricerca e organismi equiparati, e con altre imprese, comprese le startup innovative”.
L’outsourcing dell’innovazione, in questo caso, viene premiato con il massimo vantaggio fiscale previsto dalla normativa, i cui benefici saranno fruibili fino al 2019. L’unico altro caso in cui sarà applicato il credito del 50% riguarda i “costi relativi al personale altamente qualificato in possesso di un titolo di dottore di ricerca, ovvero iscritto a un ciclo di dottorato presso una università italiana o estera, ovvero in possesso di laurea magistrale in discipline di ambito tecnico o scientifico secondo la classificazione Unesco Isced (International Standard Classification of Education)”.
Per il resto, il credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo si applica nella misura del 25%. Nello specifico, l’agevolazione è calcolata sugli incrementi annuali di spesa in r&s rispetto alla media dei costi sostenuti nei tre periodi d’imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015, a patto che in ognuno dei tre periodi l’azienda abbia investito almeno 30 mila euro in attività di ricerca e sviluppo. L’importo massimo annuale che può essere riconosciuto è di 5 milioni di euro a beneficiario.