Nel giorno in cui la Commissione europea vara il primo giro di vite sul fisco e annuncia nuove misure per evitare l’elusione, la maxi-inchiesta «Luxleaks» si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo la prima tranche di documenti che aveva svelato gli accordi tra grandi multinazionali del calibro di Amazon e Ikea e il Granducato, rischiando di azzoppare il presidente Juncker, questa volta il «pesce grosso» a finire nella rete è Skype, la compagnia per le chiamate via web acquistata da Microsoft nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari.
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