La ricerca è stata svolta dalla norvegese University of Stavanger. La notizia ha fatto il giro di molti quotidiani stranieri, come il New York Time. Secondo lo studio chi legge un e-book ricorderà meno rispetto a chi legge un libro cartaceo.
I ricercatori dell’Università norvegese hanno coinvolto nello studio 50 laureati che sono stati divisi in due gruppi. 25 hanno letto una versione cartacea di un raccolto giallo dell’americana Elizabeth George, i restanti 25 una versione e-book. Il testo era relativamente breve, 29 pagine, ed per i lettori dell’e-book è stato scelto un iPad con applicazione Kindle.
La ricerca prevedeva, dopo la lettura, la somministrazione di una serie di domande legate al testo, che sondavano tutta una serie di fattori legati alla comprensione.
I risultati
I lettori su carta hanno conseguito risultati migliori in quasi tutti gli ambiti, tranne quello relativo ai personaggi.
Particolari risultati hanno avuto i “lettori su carta” relativamente alle domande legate al tempo e agli eventi, con un 57% di risposte corrette rispetto al 44 dei “lettori su iPad”
Il dato più significativo, almeno secondo i ricercatori, è quello legato alla cronologia del racconto. Infatti, la storia è stata divisa in 14 sequenze che i lettori dovevano risistemare in ordine cronologico.
Il risultato è stato significativamente a favore dei “lettori su carta” con 4,8 punti rispetto ai 7,9, dove lo zero era uguale all’ordine corretto.
Perché?
I ricercatori norvegesi hanno provato a dare una spiegazione all’evento, legando la maggiore capacità di chi legge un libro cartaceo di memorizzare gli eventi cronologici alla “sensazione tattile del progresso”. In pratica, toccare il libro con mano dà la sensazione del “mucchio di pagine a sinistra” che vuol dire crescita e la riduzione a destra. Ciò renderebbe più forte il senso dello svolgimento e del progresso nella lettura. Nell’esperienza digitale manca “l’evidenza empirica” che ha un importante impatto a livello cognitivo ed emotivo.
Addio “lettura profonda”? Un breve excursus degli studi sulla lettura dei testi digitali
Era il 2008 quando Maryanne Wolf, esperta di sviluppo cognitivo nei bambini, lanciò l’allarme attraverso il riuscitissimo “Proust and the squid” sulla perdita della capacità di “lettura profonda” causata dall’uso dei testi digitali.
Secondo la neuroscienziata, infatti, l’uso dei formati digitali causa un effetto negativo sul processo che definisce “lettura profonda”, cioè i processi di “comprensione sofisticati” che lascerebbero il posto ad una lettura e ad una comprensione superficiale del testo.
Dal 2008 ad oggi sono stati effettuati numerosi altri studi, che hanno preso in considerazione le caratteristiche del mezzo digitale. Così, Julie Coiro, che ha studiato comprensione della lettura digitale nei bambini delle elementari e medie presso l’università di Rhode Island, attribuisce le difficoltà di lettura alle peculiarità del mezzo utilizzato che ci suggerisce una lettura veloce, o meglio uno skimming della pagina (come lo definì Ziming Liu, professore del San Jose State University). I peggiori risultati dei chi legge testi digitali proverrebbero, dunque, da una scarsa concentrazione legata ad una scarsa coscienza che per comprendere un testo digitale ci vuole altrettanto tempo quanto la lettura su carta.
E non a caso Coiro riscontrò i migliori risultati nella comprensione dopo lettura su testo digitale nei videogamer, abituati a mantenere la concentrazione davanti ad uno schermo per lungo tempo.
Infine, non si può non citare Patricia Greenfield, psicologo presso l’università della California, Los Angeles, che ha scoperto come il multitasking durante la lettura su computer o tablet rallentino i lettori, anche se la comprensione rimane inalterata.
I risultati tra chi legge su carta e chi su supporto multimediale sarebbero identici, secondo la Greenfield, purché questi ultimi non abbiano accesso ad Internet.
Lo studio dell’Università norvegese, però, va oltre e la professoressa Mangen, che ha coordinato i lavori non ha dubbi e non crede che la comprensione nella lettura possa migliorare con l’abitudine o nei cosiddetti “nativi digitali”.
La lettura e lo studio su carta sono, dunque, insostituibili. Nessuna fiducia neppure nelle generazioni dei cosiddetti “nativi digitali” che, secondo la ricercatrice, preferiscono la lettura su carta.
La nostra redazione ha voluto sondare il punto di vista dei docenti lanciando un sondaggio su FaceBook che ha ottenuto, nonostante qualche nostro dubbio, un discreto successo. Evidentemente si tratta di una questione sulla quale i docenti hanno riflettuto.
Le domande poste erano tre, una negativa e due positive. Pochissimi sono stati i docenti che vorrebbero una sostituzione totale dell libro cartaceo con quello digitale (il 18%), mentre il 40% si dice assolutamente contrario.
La percentuale maggiore di votanti ha invece chiesto che l’adozione dei libri digitali non conduca ad una sostituzione di quelli cartacei, ma che si affianchino ad essi.
FONTE: Orizzonte Scuola (www.orizzontescuola.it)
AUTORE: Paolo Damanti