La rivoluzione della Fatturazione Elettronica non si ferma. Dopo l’obbligo, scattato dal 31 marzo scorso per tutte le Pubbliche Amministrazioni centrali e locali italiane di ricevere e pagare esclusivamente fatture elettroniche in formato strutturato e firmate digitalmente, la fattura elettronica avanza nel Paese e si diffonde anche tra le imprese private, costituendo una grande opportunità di innovazione digitale dell’intero sistema. Si stima che una volta a regime, saranno circa 50 milioni le fatture scambiate tra la Pubblica Amministrazione e i suoi circa 100 mila fornitori abituali a cui aggiungono 1,8 milioni di fornitori occasionali, per un valore complessivo dell’acquistato pari a 135 miliardi di euro ogni anno.
“Il passaggio alla Fatturazione Elettronica obbligatoria verso le PA costituisce una rivoluzione soprattutto dal punto di vista culturale – afferma Paolo Catti, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione -. Non rappresenta solo uno strumento per creare efficienza nella Pubblica Amministrazione italiane, ma permette di introdurre finalmente nel Sistema Paese un consapevolezza sulla gestione dei flussi digitali. Digitalizzare non significa solo dematerializzare la carta, ma creare un nuovo modo di lavorare grazie alle tecnologie digitali. Per questa ragione ora è opportuno non fermarsi alla sola Fatturazione, ma estendersi all’intero processo logistico-commerciale e amministrativo-finanziario che va dalla creazione dell’Ordine alla chiusura del ciclo dei pagamenti e delle riconciliazioni”.
La Fatturazione elettronica infatti è solo l’inizio del percorso: secondo le stime dell’Osservatorio consente alla Pubblica Amministrazione un risparmio di circa 17 euro per ogni fattura ricevuta, mentre per i fornitori della PA si stimano benefici compresi tra 6 e 8,5 euro per ogni fattura. Ma la completa Digitalizzazione del Ciclo dell’Ordine, con la piena integrazione e dematerializzazione dei documenti,porterebbe una riduzione del costo del processo compresa tra 25 euro e 65 euro a ciclo, dall’avvio dell’ordine alla chiusura del pagamento.
Complessivamente, l’introduzione della Fatturazione Elettronica consentirà un beneficio economico di circa 1 miliardo di euro l’anno per la Pubblica Amministrazione italiana, grazie alla riduzione dei costi di esecuzione delle attività, alla migliore accuratezza del processo, alla riduzione degli archivi di documentazione fiscale all’abbattimento dei tempi di esecuzione dei processi. Benefici a cui sono da aggiungere circa 500 milioni di euro di risparmi legati all’aumento di produttività delle imprese che fornitori della PA, per un beneficio economico complessivo pari a 1,5 miliardi di euro. I risparmi però potrebbero crescere fino a 6,5 miliardi di euro l’anno, se da questo primo step si riuscisse a raggiungere la digitalizzazione dell’intero ciclo procure to pay della Pubblica Amministrazione. Arrivando fino a 60 miliardi di euro nell’ipotesi della digitalizzazione completa del Ciclo Ordine-Pagamento di tutte le imprese italiane.
Secondo il direttore del FORUM PA, Gianni Dominici, la fatturazione elettronica rappresenta “una killer application che scardinando cattive abitudini e vecchi comportamenti”. “Una situazione analoga – ha spiegato – come quando c’è stato lo swtch off della tv nel passaggio dall’analogico al digitale. E’ un cambiamento irreversibile”.
I DATI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
26,6 milioni di file fatture da gestire nell’anno. E’ questa la stima del responsabile dell’ufficio fatturazione elettronica PA dell’Agenzia delle Entrate, Gerardo De Caro, intervenuto al convegno. Il flusso sta aumentando in modo esponenziale tanto che si è passati da una media di 9 mila file fattura (che alle volte comprendono più di una fattura) al giorno dal 6 giugno al 31 dicembre 2014, a 15 mila dal 1 gennaio al 31 marzo 2015, per arrivare oggi a una media di 73 mila file al giorno. “Dal 31 marzo è scattato l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di ricevere solo fatture elettroniche” ha ricordato De Caro evidenziando anche che le percentuali di errore si sono sensibilmente abbassate: dal 6 al 30 giugno, erano al 39% e dal 1 aprile al 20 maggio al 12,4%. I file fattura vengono scartati più frequentemente per errori di nomenclatura (24%), a seguire, il 22%, per la mancanza di conformità al formato, il 18% per fattura duplicata, il 10% per errore nel codice fiscale del concessionario committente, secondo quanto risulta dalla rilevazione effettuata tra il 1 aprile e il 20 maggio del 2015.
Nella top five della fatturazione elettronica, tra le pubbliche amministrazioni centrali è il ministero dell’Istruzione, guidato da Stefania Giannini, a detenere il primato del maggior numero di fatture analizzate con oltre un milione in quasi un anno, dal 6 giugno 2014 al 6 maggio 2015. Nel dettaglio delle 1.011.807 di fatture arrivate, 926.977 (91,6%) sono state accettate e 84.830 pari all’8,4% sono state rifiutate. In questa ipotetica classifica figura al secondo posto per efficienza, il ministero della Giustizia anche se il numero delle fatture esitate è di gran lunga inferiore, 375.539, delle quali il 26,5% sono state rifiutate. A seguire il ministero degli Interni con 264.793 fatture, delle quali il 14,4% rifiutate e al quarto posto il ministero della Difesa con 119.581 fatture e il 31,8% rifiutate. Al quinto posto l’Inps che ha analizzato, nello stesso periodo, 67.592 fatture delle quali il 22,3% rifiutate. L’Agenzia delle Entrate ha illustrato inoltre i dati generali di tutte le fatture sinora analizzate dalle pubbliche amministrazioni destinatarie, centrali e locali (il cui obbligo però è scattato il 31 marzo 2015). Su 4 milioni e 692.072 file fattura inoltrati, 2.768.698 sono state ‘esitate’, di queste il 18,28% sono state rifiutate pari a oltre 500 mila e 2.262.553 sono state accettate.