Il 1° luglio 2016 è partito il progetto sperimentale per la fatturazione elettronica tra privati, che diventerà pienamente operativo a partire da gennaio 2017.
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono state pubblicate le specifiche tecniche su come produrre la fattura B2B e, con poca sorpresa, si apprende che essa viaggia sulla falsa riga della fattura PA, che ben funzionava per la fatturazione verso gli Enti Pubblici. Coloro che aderiranno al regime della fatturazione elettronica potranno godere di indubbi vantaggi di natura “burocratico fiscale” (cfr. D. Lgs. 5 agosto 2015 n.127), tra cui l’esonero dalla comunicazione dello spesometro, dai modelli intrastat, dalla tenuta dei registri degli acquisti e delle vendite, nonché rimborsi IVA nei 3 mesi successivi alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
Pare che l’Italia abbia messo il piede sull’acceleratore verso l’eliminazione della carta. Questo progetto è una spinta propulsiva importante verso l’informatizzazione di una delle ultime fasi dei cosiddetti cicli o processi amministrativi. Insomma, in materia di fatturazione elettronica l’Italia va di corsa. Una bella corsa sì, ma forse un po’ a testa bassa, poiché sarebbe stato d’obbligo uno sguardo a 360 gradi su tutto ciò che già esisteva dentro e fuori dal nostro Paese prima di creare un tracciato ex novo tutto italiano.
In Europa infatti un progetto simile, partito anni fa, già esiste. Si chiama PEPPOL – Pan European Public Procurement Online. Semplificando, nemmeno poi tanto, si può pensare a PEPPOL come a un progetto non governativo che ha lo scopo di definire un solo modo in tutta Europa per inviare e ricevere documenti amministrativi con un solo formato, un solo linguaggio, un solo “metodo di trasporto”, insomma, semplificando:
– un tedesco invia a un italiano un ordine in un formato che un qualsiasi sistema può riconoscere e recepire,
– l’italiano risponde con un documento strutturato che lo ha ricevuto, inviando una conferma d’ordine,
– il sistema tedesco prende in carico automaticamente la conferma d’ordine con le medesime regole,
– poi l’azienda italiana provvede a far partire la merce inviando parallelamente un documento di trasporto (ddt) che ha anch’esso un formato unico, riconoscibile e interpretabile dal sistema informativo ricevente,
– e, dulcis in fundo, stesso giro compie la fattura.
Il tutto può accadere senza che le due aziende si debbano mettere d’accordo sulle regole di interscambio dei documenti, ma semplicemente aderendo alla rete Peppol ed eventualmente affidandosi a degli Access Point, una sorta di intermediari accreditati al “sistema di interscambio Peppol”.
La perplessità che la soluzione italiana genera, è che creando (già per la fattura PA) un tracciato e un’infrastruttura di scambio chiusa al resto del mondo, è stata tracciata una linea di pensiero molto netta, che ha aperto alla gestione di un doppio binario: uno Europeo e uno tutto italiano.
Il formato della fattura Peppol è infatti diverso da quello previsto dal Sistema di Interscambio Sogei, succede così che i pionieri che vogliono provare a informatizzare tutto il ciclo amministrativo-contabile si trovano a giocare due partite: Peppol e Sistema di Interscambio (prova ne è il progetto Ordini Elettronici nella Regione Emilia Romagna).
In due tranche, luglio 2016 e gennaio 2017, le aziende che hanno rapporti con le pubbliche amministrazioni della Regione Emilia Romagna devono dotarsi di un sistema per recepire l’ordine in formato elettronico (Peppol) e devono inviare anche il documento di trasporto in formato elettronico (Peppol). E per la fattura? Verso la PA è gioco facile, resta il vecchio formato, ma cosa succede per le fatture B2B? Se l’azienda aderisce alla fatturazione B2B italiana il tracciato è diverso e quindi dovrà operare su un doppio binario, ad esempio inviando fatture ad aziende UE prima nel formato previsto da Sogei per farle transitare dal Sistema di Interscambio (così da godere dei vantaggi fiscali prospettati dal D.L. 27/2015) e poi trasformarle in formato PEPPOL per recapitarle al destinatario.
È richiesto un grande lavoro di semplificazione da parte dei sistemi informativi (e informatici) delle aziende, che sono di fatto utenti di questi processi; ecco allora che il concetto di hub di fatturazione viene in soccorso: in maniera trasparente l’hub di fatturazione riconosce i documenti, li smista nel canale di comunicazione desiderato e li instrada secondo il protocollo di trasporto corretto, gestendone le notifiche di ritorno, e fornisce informazioni per l’azienda che in fondo necessita di uno strumento semplice che la aiuti a raggiungere i vantaggi dell’informatizzazione dei processi senza dover entrare nel merito di tutti i tecnicismi richiesti.
Chiaramente il futuro è la direttiva UE 55/2014 in materia di fatturazione elettronica, a cui tutti dovranno gradualmente adeguarsi: sì gradualmente, perché per il recepimento i paesi europei hanno, di fatto, ancora più di due anni di tempo.