Tutte le Regioni, ormai, hanno presentato i propri progetti di Fascicolo sanitario elettronico. C’è stata una forte accelerazione negli ultimi tempi. Le Regioni sono pronte, quindi. Per partire con il Fascicolo- ricordiamo che deve essere entro dicembre di quest’anno- manca solo il documento di base, il decreto della presidenza del Consiglio.
Nel frattempo le Regioni lavorano con Agid al fascicolo, perché le regole- che saranno affermate nel decreto- sono già note a tutte le Regioni. Non ci saranno sorprese. Le regole seguono le esperienze di Fascicolo già avviate da alcune Regioni. Alcune altre Regioni si sono unite nel presentare progetti comuni di Fascicolo, traendo anche spunto da quanto già fatto dalle altre, secondo le logiche del riuso.
Considerando solamente le piattaforme regionali di FSE attive e utilizzate dai cittadini e dai loro MMG/PLS, stiamo parlando di 4 Regioni e Province Autonome su 21: Emilia-Romagna, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Toscana. Per un totale di quasi 10 milioni di cittadini che hanno fornito il loro consenso al trattamento dei dati individuali e quindi, almeno potenzialmente, possono essere definiti “utilizzatori effettivi” del FSE. A essi si aggiungono circa 12-13 mila medici di famiglia e almeno 18-20 mila medici ospedalieri.
Lo scenario dovrebbe andare in direzione di un sistema di certificazione di tutto il software applicativo specifico per la sanità, dove uno degli elementi indispensabili a conseguire la certificazione è proprio l’interoperabilità “senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica.
Prima ancora che arrivare a prevedere i possibili risparmi per il SSN derivanti dall’introduzione del FSE, è quindi il caso di riflettere sulla strategia nazionale per la sanità digitale. Partendo dalla definizione degli obiettivi “minimi di sistema” e delle strategie da perseguire per il loro raggiungimento, oltre che da un vero coinvolgimento “preventivo” di tutti gli attori sul palcoscenico. Con una forte, fortissima regia centrale. La quale non deve essere e non è una sorta di “attentato all’autonomia regionale.