Chiesta la rimozione di 39.602 Url, ma BigG ne ha cancellati solo il 24,2%: sono i dati aggiornati del Rapporto sulla trasparenza. A livello europeo pervenute quasi 145mila domande per un totale di 497mila Url: la società di Mountain View ha detto sì nel 41,8% dei casi.

Sono 11.512 le richieste inviate dall’Italia a Google, e 39.602 gli Url che gli utenti con rapporti con il nostro Paese hanno chiesto di rimuovere a partire dal 29 maggio 2014, quando il colosso del web ha avviato la procedura ufficiale per la cancellazione da Internet a seguito della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea ribattezzata del “diritto all’oblio”. È quanto emerge dall’aggiornamento del Rapporto sulla Trasparenza diffuso in questi giorni da Google, nel quale si evidenzia che, sempre per quanto riguarda l’Italia, il 75,8% degli Url non è stato rimosso, mentre il 24,2% è stato cancellato come richiesto.

Prendendo in considerazione l’intera Europa, i moduli fin qui compilati sono stati 144.954. Le richieste hanno indotto i responsabili di questa attività per il motore di ricerca ad analizzare un totale di 497.695 Url. La richiesta è andata a buon fine nel 41,8% dei casi, mentre è stata respinta per il restante 58,2%.

Emerge dunque un comportamento italiano diverso da quello degli altri: in Italia sono molto meno le domande accolte rispetto alla media europea.

L’azienda di Mountain View ha anche fornito alcuni esempi (ovviamente del tutto anonimi) relativi alla tipologia di richieste ricevute da nostri connazionali.

Tra le richieste accolte quelle di una donna che ha chiesto di rimuovere un articolo risalente a decenni fa relativo all’omicidio di suo marito in cui era citato il suo nome. La pagina è stata rimossa dai risultati di ricerca relativi al suo nome.

Un’altra richiesta italiana accolta riguarda la vittima di un crimine che ha chiesto la rimozione di tre link che parlano del reato, avvenuto decenni fa. Le pagine sono state rimosse dai risultati di ricerca relativi al suo nome.

A differenza di questi primi due esempi, altre richieste non sono state accolte poiché fanno riferimento ad informazioni che possono essere ritenute ancora di interesse pubblico. Per esempio è stato detto “no” a una persona che ha fatto diverse richieste di rimozione di 20 link ad articoli recenti sul suo arresto per reati finanziari commessi in ambito professionale.

La maggior parte dei link rimossi dalle pagine dei risultati portava a Facebook (3332), Profile Engine (3289), YouTube (2392), Badoo (2198), Google Gruppi (1945), Yasni Germania (1559), Wherevent (1511), Yasni Francia (1298) e Yatedo (1174).

 

FONTE: Corriere delle Comunicazioni (www.corrieredellecomunicazioni.it)

 

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