banda larga, ultraL’Italia è penultima in Europa per copertura banda ultra larga (30 Megabit in su) con appena il 36,3% delle unità immobiliari. Peggio di noi fa solo la Grecia e la media europea è lontanissima (68,1%). È quanto risulta dal recentissimo aggiornamento fornito dalla Commissione Europea, sostanzialmente ignorato dagli osservatori italiani. Quantomeno stiamo recuperando il ritardo, dato che la copertura era al 20% nel 2013 (contro una media europea cresciuta solo di quattro punti) e in un anno abbiamo superato la Grecia, le cui condizioni socio-economiche sono tuttavia note a tutti.

 

Nella banda larga (99,1% delle unità immobiliari) facciamo invece meglio della media europea, a conferma che quando il Governo si mette d’impegno riesce a ottenere i risultati. Merito è dei fondi europei 2007-2013 (nonostante in parte sprecati da una progettualità inefficiente) e di Infratel, l’inhouse del Ministero dello Sviluppo Economico che ha emanato i bandi di gara, vinti da Telecom Italia (che ha portato l’Adsl) e da NGI (per le tecnologie Fixed Mobile Broadband).

 

Il problema è che manca ancora quella convergenza di intenti e chiarezza di fondo che ci ha permesso di risolvere il problema del digital divide per la banda larga da 2 Megabit in su. Vogliamo riassumere un po’ la situazione? C’è solo l’imbarazzo della scelta delle incognite. IlDecreto Comunicazioni – con 4,6 miliardi di euro per la banda ultra larga – rischia di slittare a settembre; non si è ancora trovata la quadra nel gioco delle parti tra Telecom e Governo nella costruzione delle nuove reti e non è chiaro il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. Di cui, non a caso, il Governo ha cambiato i vertici in questi giorni. Né si sa il vero livello d’impegno diMetroweb, operatore che ha annunciato – solo informalmente, però – un grande piano di copertura fibra ottica nelle case, con il supporto di Vodafone e Wind.

 

Infine – se non dimentico niente – non sappiamo se alla Commissione Europea andranno bene alcune delle misure pensate nel Piano Banda ultra larga governativo. E siamo ancora alla fase di dialogo informale tra Italia e UE. Se va bene, riusciremo entro luglio ad avviare la notifica formale, per poi aspettare almeno sei mesi per l’approvazione. Nel frattempo possiamo certo portare avanti la strategia del Piano, nelle parti che certo non sono critiche per l’Europa. Gli operatori (Telecom Italia, Fastweb e Vodafone) avanzeranno con la copertura e sapremo meglio i dettagli dei loro piani a luglio, con gli esiti della Consultazione Pubblica 2015 Infratel.

 

In Francia ci sono già connessioni 500 Megabit, nelle case. Nell’Est e Nord Europa, Stati Uniti, Singapore, Corea del Sud, Giappone e Hong Kong ci sono 1-2 Gigabit al secondo (da noi sono velocità da grandi aziende). Tutto questo è possibile solo con fibra ottica nelle case, ma gli operatori italiani hanno deciso di puntare tanto, nel breve-medio periodo, su fibra ottica fino agli armadi, che al momento non può garantire nemmeno i 100 Megabit (nel 2016 Telecom e Fastweb ambiscono a dare un 1 Gigabit, però, con nuove tecnologie su quella rete: vedremo). La tendenza è stata corretta un po’ solo di recente, con l’annuncio di Telecom Italia di coprire 40 città (non si sa in quale percentuale) con fibra ottica fino alle case entro il 2017, con 700 milioni di euro. Ha inciso certo la pressione del Governo a favore di questa tecnologia e l’annuncio di Metroweb.

 

Qualche esempio dei progetti esteri che avranno bisogno di tanta banda?

 

  • Realtà virtuale per essere completamente immersi in un gioco, nella visita virtuale di una città straniera, in un film, in un incontro a distanza per lavoro.

 

  • Telepresenza con “effetto ologramma” per collaborare a distanza con persone di tutto il mondo, risparmiando viaggi di lavoro costosi e inquinanti per l’ambiente.

 

  • Network di stampanti 3D che lavorano all’unisono, da diverse parti del mondo, con i designer di prodotti o chirurghi che creano anche sul momento organi sostitutivi.

 

Secondo Vint Cerf, uno dei padri di Internet, sarà questa la principale applicazione della Internet 1 Gigabit (l’ha detto all’osservatorio americano Pew). Secondo Google (che ha fibra ottica negli Usa) serve 1 Gigabit per un film 4K in streaming oppure per vedere più di un film ad alta definizione nello stesso momento, senza alcun problema di qualità. In Svezia la fibra serve già alla telemedicina, al telemonitoraggio video degli anziani malati, alla tele-diagnosi. E sappiamo tutti quanto ne avrebbe bisogno l’Italia per ridurre i costi della Sanità, rendendola al tempo stesso più efficiente (spendiamo troppo poco ora in Sanità, rispetto agli altri Paesi UE, quindi altri tagli puri, ai danni dei servizi, non sono ipotizzabili).

 

L’Italia non si può permettere di essere esclusa da questo futuro. È tempo di mettersi a correre, trovando una coesione nazionale, pubblico-privata, che finora è mancata.