I robot escono dalle fabbriche e rivoluzioneranno il mondo del lavoro, anche nelle professioni di relazione con il pubblico e in quelle intellettuali, causando una perdita netta di 9,1 milioni di posti di lavoro solo negli Usa in dieci anni. La previsione è contenuta in un nuovo studio di Forrester Research.
E si tratta di una previsione tutto sommata conservativa, dato che precedenti studi allarmistici parlavano di quasi 100 milioni di posti sottratti.
Forrester invece parla prudenzialmente di 22,7 milioni di posti che saranno soppiantati dalle macchine. Si scende a 9,1 considerando anche quelli che verranno creati di conseguenza, nella gestione e manutenzione delle nuove tecnologie. Per inciso, Forrester chiama robot sia quelli classici “hardware”, presenti già nelle fabbriche da molti anni, sia i software di intelligenza artificiale, come Watson di Ibm.
Il rapporto di Forrester è interessante non solo per questa nuova stima, ma anche perché fa una mappa dei nuovi posti di lavoro a rischio: sempre più, quelli intellettuali e quelli di relazione con il pubblico; ambiti che finora sembravano al riparo dallla concorrenza robotica.
Tra le ultime novità, c’è per esempio il robot Botlr che consegna lenzuola e kit vari nelle camere degli alberghi della catena Aloft. Oppure Oshbot di Lowe, che si occupa di accoglienza clienti nei negozi. Nelle professioni intellettuali, i robot si affiancheranno al lavoro umano, almeno nel breve periodo senza sostituirlo del tutto. Watson già aiuta i medici a prendere decisioni. Ci sono software che compilano report finanziari nelle redazioni americane (per ora mettendo al rischio solo il lavoro di chi faceva soltanto questo).
Al tempo stesso, evolvono i robot delle fabbriche, per collaborare meglio con gli umani. Baxter, di Rethink Robotics, è in grado di apprendere dai lavoratori nuove abilità nelle catene di montaggio. Nei magazzini di Amazon, i robot sollevano i pacchi pesanti, ma lasciano agli umani il compito fine di prepararli.
Forrester lascia aperta la questione se i benefici sociali dell’automazione saranno superiori ai costi. Finora è stato così, perché l’uomo è stato sgravato da compiti ingrati, troppo faticosi e pericolosi. Ma i nuovi livelli che l’automazione raggiungerà è un cambio di paradigma che può mettere in crisi le certezze storiche.
Alla politica il compito di gestire il cambiamento, magari con la ricollocazione e la formazione dei lavoratori per i nuovi compiti, sempre più a contatto con i robot.