egovAl via la sperimentazione dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), che porterà all’unificazione dei dati posseduti dagli uffici anagrafici locali. Per ora sono coinvolti 27 Comuni, tra cui Roma, Milano e Torino.

 

L’iniziativa prevede anche il domicilio digitale e la famiglia anagrafica. Obiettivo finale è quello di un archivio unico in tutta Italia entro il 2016. Di fatto si tratta della nascita del “cittadino digitale”.

 

Ridisegnare i processi attraverso cui la PA si relaziona con i cittadini partendo da un patrimonio informativo condiviso, di qualità e sempre aggiornato: questo il punto di forza della data driven administration, ‘ricetta’ Dedagroup ICT Network per la trasformazione digitale degli Enti.

 

E oramai manca solo meno di un mese dalla partenza dell’ANPR (L’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente), la banca dati istituita presso il Ministero dell’Interno che raccoglierà le anagrafiche degli oltre 8.000 comuni italiani.

 

Un primo vantaggio pratico della nuova Anagrafe c’è già, anche se il progetto non è ancora completo. L’Anagrafe Tributaria acquista direttamente dai Comuni i dati di nascita di un bambino e quindi possono mandare a casa la sua tessera sanitaria. Prima i genitori erano costretti ad andare a iscrivere il bambino sia al Comune sia all’Anagrafe perché i due luoghi della PA non si parlavano tra loro. Idem per le comunicazioni di decesso. Con l’Anagrafe unica sarà sempre aggiornato anche il dato di residenza, quando l’utente la cambia.

 

Le PA potranno inoltre acquisire informazioni anagrafiche consultando online la sola banca dati ANPR, evitando così il mantenimento di onerose banche dati proprietarie.

 

Al buon esito del progetto contribuiscono anche le amministrazioni che detengono le banche dati nazionali tra cui l’Agenzia delle Entrate, l’Istat, l’Inps e la Motorizzazione.

 

Grazie alla disponibilità di una banca dati unica nazionale di tutti i residenti, facilmente consultabile con le tecnologie digitali, gli enti pubblici potranno anche eseguire i controlli sui cittadini in maniera più agevole, verificando per esempio i loro redditi o la composizione delle loro famiglie, per stabilire chi ha diritto a determinate prestazioni sociale e sanitarie.

 

Quindi tutto pronto, in buona sostanza (o quasi).