L’Italia delle migrazioni plurime e il ruolo della cittadinanza come strumento per guardare al futuro del Paese: ecco i contenuti del Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes.


Presentata a Roma la XIX edizione del Rapporto: il presidente della Fondazione, Mons. Perego, ha lanciato un appello alla politica affinché interpreti e valorizzi i cambiamenti in atto nella società italiana caratterizzata da migrazioni plurime, dove sono sempre di più quelli che se ne vanno rispetto a coloro che tornano.

Un Paese in movimento tra partenze e ritorni

Logo del rapporto Italiani nel Mondo 2024 della fondazione migrantes.Dal 2006 a oggi, il numero di italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE è quasi raddoppiato (+97,5%)  superando i 6,1 milioni di cui una gran parte è costituita da giovani qualificati. Nonostante le migrazioni di ritorno, il saldo migratorio resta fortemente negativo: chi torna, spesso riparte. L’Italia è oggi un Paese di migrazioni multiple, ma la politica appare sempre più distante da questa realtà, ignorando la centralità della mobilità e della cittadinanza. Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024, presentato dalla Fondazione Migrantes, fotografa chiaramente il fenomeno: gli italiani sono stati e continuano a essere migranti, sebbene in modi diversi. La cittadinanza, tema di questa XIX edizione, potrebbe rivelarsi una risorsa per il futuro dell’Italia, sia all’interno che oltre i suoi confini.

L’Italia è protagonista di una mobilità plurima, con un numero sempre maggiore di cittadini che si trasferisce all’estero e alcuni che tornano. Tuttavia, il saldo migratorio resta negativo (-52.334 nel 2023), accentuando problemi come l’inverno demografico, l’invecchiamento della popolazione e la fuga dei giovani talenti. Nonostante la crescente emigrazione, la politica sembra non riuscire a cogliere appieno come la mobilità incida sul concetto stesso di cittadinanza e sul futuro del Paese.

Un “ascensore sociale” estero e la mancanza di attrattività per il rientro

Dal 2006, gli italiani all’estero sono quasi raddoppiati (+97,5%) Questi numeri sottolineano il fallimento dell’Italia nel trattenere le sue “risorse giovani”. L’estero, infatti, rappresenta un’opportunità di crescita professionale e personale, mentre il ritorno in Italia rimane poco appetibile per chi cerca prospettive di miglioramento e stabilità.

La cittadinanza come strumento per valorizzare le risorse umane e attrarre nuovi talenti

Immagine della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2024 della Fondazione Migrantes.La fuga di cervelli e il costante spopolamento delle aree interne rendono urgente un ripensamento delle politiche migratorie e di cittadinanza. L’acquisizione della cittadinanza italiana, attraverso lo ius sanguinis o altre modalità, rappresenta non solo un diritto per gli italo-discendenti ma anche una strategia per attrarre persone di talento che vedono nell’Italia un’opportunità di vita e di crescita. Questo strumento potrebbe essere la chiave per affrontare la crisi demografica e ridare vita ai borghi e alle città, attirando famiglie e giovani professionalità dall’estero.

Una nuova generazione italiana senza cittadinanza: nati in Italia e italodiscendenti

Secondo una recente indagine Istat, l’85,2% dei ragazzi non italiani dagli 11 ai 19 anni si sente italiano pur non avendo la cittadinanza. Questa generazione porta avanti un legame culturale e identitario con il Paese, così come i discendenti italiani all’estero che vedono nello ius sanguinis una connessione naturale con le proprie radici. Al momento vi è un dibattito aperto sulla cittadinanza che vede scontrarsi sul tema forze che sostengono l’evoluzione della norma verso lo ius soli a quelle più orientate verso il modello ius culturae.

Verso una “comunità ruscello” più inclusiva e interconnessa

Il Rapporto Italiani nel Mondo invoca una visione di società dinamica e aperta, una “comunità ruscello” (citando un’immagine di Franco Arminio)  che valorizzi la mobilità e favorisca l’inclusione dei nuovi italiani. Mons. Perego ha sottolineato l’urgenza per la politica di abbracciare e governare questi cambiamenti senza pregiudizi. Riconoscere la cittadinanza a chi contribuisce all’Italia, sia per radici che per scelta, rappresenta una delle risposte più efficaci a sfide come l’inverno demografico, l’invecchiamento e la fuga dei talenti, ridando slancio e prospettiva al futuro del Paese.