UE, semplificareCon il report “Tax Reforms in EU Member States” 2015, pubblicato recentemente, la Commissione europea scatta una foto delle riforme e delle politiche fiscali messe in campo nell’ultimo anno dai Paesi membri. Dal lavoro agli immobili, dagli incentivi per ricerca e sviluppo al contrasto all’evasione, dall’Iva ai servizi online, lo studio dell’esecutivo comunitario passa in rassegna tutti gli aspetti salienti dei sistemi fiscali nazionali.

 

Secondo il report della Commissione, nel 2015 la pressione fiscale dovrebbe leggermente scemare. La diminuzione è dovuta in parte al calo dei contributi sociali, mentre tasse dirette e indirette rimangono stabili.

 

L’esecutivo comunitario punta il dito contro l’eccessivo livello di tassazione sul lavoro. Per Bruxelles abbassare le tasse sul lavoro, in particolare per i redditi più bassi, e spostare il carico fiscale verso altri settori (proprietà immobiliari, emissione di sostanze inquinanti) potrebbe essere un modo per stimolare la crescita e l’occupazione. Lo studio evidenzia, comunque, come parecchi Stati membri abbiano nell’ultimo anno intrapreso azioni orientate in questa direzione. Belgio, Bulgaria, Estonia, Francia, Croazia, Italia, Malta e Gran Bretagna, ad esempio, hanno ridotto le tasse sul lavoro, introducendo in particolare misure rivolte ai lavoratori a basso reddito o a quelli con figli a carico. Spagna, Francia, Austria e Portogallo hanno incremento le tasse sui lavoratori ad alto reddito, favorendo così la progressività del sistema fiscale. Sul fronte Iva, il report dimostra come sia ancora alto il livello di evasione, con una perdita di gettito potenziale pari a 168 miliardi di euro. In particolare, Italia, Grecia, Spagna, Polonia e Gran Bretagna hanno una media di incassi da Iva nettamente inferiore alla media europea.

 

Secondo la Ue, la normativa europea sull’Iva nel settore delle telecomunicazioni e dei servizi elettronici entrata in vigore dal 1° gennaio 2015 (secondo cui l’imposta va versata in base all’aliquota vigente nel luogo di residenza del cliente e non dell’azienda che eroga i servizi) dovrebbe comportare un aumento delle entrate.

 

Sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici europei anche le tasse sugli immobili: incrementarle potrebbe permettere ai governi di consolidare le finanze e di diminuire il carico fiscale sul lavoro. Il report mette nero su bianco anche le agevolazioni fiscali a sostegno delle attività di ricerca e sviluppo, sottolineando l’importanza che questi bonus giocano nell’incentivare la crescita economica, in particolare le attività delle piccole e medie imprese. Al vaglio di Bruxelles, inoltre, le tasse ambientali. In quest’ambito, gli Stati membri hanno messo in atto politiche divergenti. Se alcuni (Estonia, Irlanda, Spagna, Francia, Malta, Paesi Bassi e Portogallo), infatti, hanno introdotto o rafforzato incentivi fiscali per promuovere l’uso di energie rinnovabili, altri, tra cui Belgio, Svezia e Danimarca, hanno eliminato trattamenti fiscali di favorire riservati a prodotti “eco-friendly”.

 

Il report esprime un giudizio più che positivo sull’impegno delle Autorità fiscali nell’assistenza ai contribuenti. In quest’ambito, viene evidenziato il ruolo importante giocato dalle nuove tecnologie: più di due terzi delle Amministrazioni tributarie europee erogano, infatti, servizi online. Un numero crescente, inoltre, ha iniziato a usare i social media, principalmente per informare sulle scadenze o per rispondere ai quesiti dei contribuenti. I siti web istituzionali sono sempre più ricchi di informazioni ma nello stesso tempo accessibili. Sul fronte della tax compliance, diversi Stati hanno creato regimi semplificati per specifiche categorie di contribuenti, come ad esempio per piccole imprese e lavoratori autonomi. Tra le iniziative più recenti, il report individua come best practice la dichiarazione precompilata in Italia.