Le misure contenute nel Dl fiscale possono portare effetti positivi anche a vantaggio dei Comuni. La ‘rottamazione dei ruoli’, con l’abolizione delle sanzioni estesa anche alle entrate locali può consentire, in determinati casi, il recupero di quote che attualmente sono di incerta esigibilità, con evidente vantaggio sui bilanci relativamente ai flussi di cassa, alla cancellazione di residui incerti, alla riduzione del fondo crediti di dubbia esigibilità. Il testo presenta però alcune incongruenze e criticità che andrebbero risolte nell’esame parlamentare.
Innanzitutto esiste un problema di metodo: la ‘rottamazione’ delle cartelle non dovrebbe costituire un’imposizione per i Comuni. E’ auspicabile che sia data possibilità alle singole amministrazioni di aderirvi o meno, sia in ragione del pieno rispetto dell’ autonomia degli enti locali, sia per non danneggiare i Comuni che hanno più sistematicamente lavorato nell’accertamento delle proprie entrate.
C’è poi un problema rilevante di equità e di pari condizioni: gli stessi criteri previsti nei confronti dei Comuni che utilizzano Equitalia per la riscossione coattiva vanno adottati anche nei confronti delle amministrazioni – circa la metà degli 8 mila Comuni – che si avvalgono dell’ingiunzione di pagamento anche attraverso società di riscossione alternative, e che reclamano giustamente parità di trattamento per i propri contribuenti. Quindi parità fra i Comuni e parità fra i contribuenti.
Infine, la proroga del regime provvisorio della riscossione locale viene ora accompagnata da una disposizione che permetterà ai Comuni che lo vorranno, anche negli anni a venire, di avvalersi dei servizi della nuova agenzia di riscossione nazionale destinata a succedere ad Equitalia.
Anche alla luce delle differenti scelte fatte dai Comuni in tema di riscossione coattiva, infine, l’ANCI ribadisce la necessità di una riforma organica della riscossione locale, che valorizzi le esperienze maturate nei territori e metta a disposizione strumenti più efficaci per la gestione e la riscossione delle entrate dei Comuni. Le misure contenute nel decreto fiscale, corrette nelle loro incongruenze, possono rappresentare un primo passo in questa direzione, che va però completato, anche sulla base delle proposte dell’ANCI, con l’apertura di un confronto e l’avvio di un nuovo regime già nei primi mesi del 2017. Chiediamo subito al governo di lavorare per migliorare ed integrare il provvedimento.
“Chiedo al Parlamento di rimediare. Cosi` si creano cittadini di serie A e serie B”. Così il presidente Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro commenta su La Repubblica il caso dei 4.364 Comuni, il 55% del totale, esclusi dalla rottamazione delle cartelle esattoriali e quindi dalle agevolazioni sulle tasse, perché da anni staccati da Equitalia o non se ne sono mai serviti.
Tra i Comuni esclusi ci sono Milano, Torino, Verona, Bari, Firenze, Bologna, Livorno, Ascoli Piceno. Il decreto fiscale non estende anche a loro l’abbuono di sanzioni e interessi di mora. Per il presidente Anci “tutti i sindaci hanno bisogno di liberare un po’ di liquidita` e spenderla in servizi, visto che ogni anno accantonano 2,5 miliardi nel fondo per i crediti inesigibili. E` un fatto di giustizia”. In totale, sono 20 milioni gli italiani che hanno pendenze con Equitalia, il 53% inferiori ai mille euro.