La sentenza della Corte di Cassazione che ha giudicato illegittima l’applicazione dell’Iva sulla Tia obbliga i gestori dei servizi ambientali a restituire le somme sottratte ai clienti: Resta il nodo degli interessi
La Corte di Cassazione a sezioni unite ha respinto il ricorso di Veritas Spa contro una sentenza di un giudice di pace e del Tribunale di Venezia che avevano disposto il rimborso a un cittadino dell’Iva applicata alla Tia. Questa è stata giudicata una vera e propria tassa che però era stata chiamata per un certo tempo tariffa per poter, appunto, applicarci l’imposta sul valore aggiunto.
Un recente calcolo sostiene infatti che il Fisco dovrà rimborsare circa un miliardo di euro a milioni di famiglie che hanno pagato l’Iva a partire dal 1999, anno di istituzione della Tia.
Le attività economiche hanno potuto invece detrarla, quindi si suppone che siano escluse dalla restituzione.
Si parla di cifre modeste prese singolarmente, ad esempio il rimborso della sentenza della Cassazione è di 67,36 euro, ma messe insieme formano l’enorme cifra di un miliardo. La vicenda riguarda infatti tutti gli italiani che hanno pagato il servizio di igiene urbana attraverso la Tia.
Veritas spiega che: «Questa interpretazione è stata più volte ribadita dallo Stato, con due circolari del ministero delle Finanze (111/1999 e 3/DF/2010) e due risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate (25/2003 e 250/2008). Inoltre, su precisa richiesta di Veritas, confermata dalla Direzione centrale normativa (25/9/2012) e dalla Direzione provinciale di Venezia – Ufficio territoriale Venezia2 che il 27/1/2015 ha scritto che “l’applicazione dell’Iva alla Tia è legittima”».
«Come più volte dichiarato», continua il comunicato di Veritas, «Veritas ritiene che il rimborso agli utenti domestici dell’Iva debba essere effettuato non appena arriveranno indicazioni dettagliate dall’Erario, senza bisogno di cause o contenziosi. Ad esempio, se l’Agenzia delle Entrate approverà, l’eventuale rimborso delle somme dovute ai cittadini potrà aver luogo accreditando l’importo nelle bollette a venire».
Ora andrà capito però chi dovrà restituire gli interessi maturati su questi prelievi operati dai gestori del servizio di igiene urbana e che i cittadini italiani sono stati costretti a pagare.