no tax areaLa pressione tributaria scende un poco, ma il tax freedom day non migliora rispetto al 2016.

 


Anche quest’anno, infatti, il lavoratore dovrà lavorare 170 giorni, gli stessi del 2016, per pagare imposte e contributi. In pratica solo dalla mattina del 20 giugno comincerà a guadagnare per far fronte alle proprie necessità e a quelle della sua famiglia.

 

L’anno scorso, tra i nostri più diretti concorrenti solo la Francia ha registrato un risultato peggiore del nostro (174 giorni), mentre in Germania il cosiddetto “tax freedom day” è scattato dopo 145 giorni (in anticipo di 12 giorni rispetto a noi), in Olanda dopo 137 giorni, nel Regno Unito dopo 127 ( ben 30 giorni prima che in Italia) e in Spagna dopo 126 giorni.

 

Per il 2016 sono stati necessari 154 giorni di lavoro; 3 in meno del 2015, ma 5 in più rispetto a 20 anni fa e 7 in più rispetto al 2006.

 

Definito Tax freedom day, si tratta di fatto di un indice che anno per anno serve a dare un riferimento rispetto al grado di pressione fiscale rispetto al reddito medio prodotto dal cittadino.

 

Se la comparazione viene eseguita con il 1996 o il 2006. Rispetto a 20 anni fa, la situazione è peggiorata di 5 giorni, visto che allora ci si era liberati dal pagamento delle tasse il 29 maggio, 2 giorni dopo rispetto al risultato ottenuto nel 1996, anno bisestile.

 

Il Tax Freedom Day, il giorno della liberazione fiscale, arriverà così l’11 maggio. L’anno scorso era il 10 maggio, ma il 2016 era un anno bisestile.