ifel, regoleL’assenza della Tasi porta una tregua fiscale sugli immobili: secondo un’analisi pubblicata dal Centro Studi ImpresaLavoro, quest’anno – dopo il livello record raggiunto nel 2015 con un gettito di 52,3 miliardi di euro), gli introiti per le casse pubbliche derivanti dalla tassazione degli immobili si fermeranno a 49,1 miliardi con una flessione quantificabile nel 6,1 per cento.

 

I dati sono stati diffusi dal Centro Studi ImpresaLavoro, che ha messo a confronto le entrate degli ultimi sei anni, suddividendo gli incassi per tipologia di imposte e tasse. Dal confronto emerge come, nonostante nell’ultimo anno sia sceso il gettito, dal 2011 a oggi siano aumentate sia le entrate complessive sia la quota di prelievo patrimoniale (ICI fino al 2011, dal 2012 IMU).

 

I tre miliardi e mezzo di calo rispetto all’anno precedente sono integralmente attribuibili al taglio della TASI per le abitazioni principali licenziato dal governo nell’ultima legge di stabilità e che fa passare il gettito della misura da 4,7 a 1,1 miliardi di euro. Stabili a 20,4 miliardi su base annua sono invece le entrate derivanti dall’IMU: la componente esplicitamente patrimoniale dell’imposizione sugli immobili è comunque più che raddoppiata rispetto al 2011 quando valeva “solo” 9,2 miliardi di euro.

 

Il prelievo fiscale sugli immobili in Italia resta comunque sempre elevatissimo. Ciò che ha subito il maggiore incremento nel periodo considerato è la quota patrimoniale del prelievo, più che raddoppiata (più 173%) secondo quanto riporta la stessa Corte dei Conti, a differenza delle entrate attribuibili agli atti di trasferimento (meno 29%) e a quelle sul reddito immobiliare, sostanzialmente inalterate secondo quanto risulta a ImpresaLavoro, nonostante la crescita del gettito da locazioni favorita dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti.