profitto“Oggi il combinato Ires-Irap porta l’imposta sul profitto piu’ o meno al 31,4% in Italia, la Germania e’ al 30, la Francia e’ piu’ o meno la’, la Spagna e’ al 25: noi vogliamo andare un gradino sotto la Spagna, l’obiettivo e’ il 24 per cento”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, illustrando le misure di riduzione della pressione fiscale previste per i prossimi anni. “In 5 anni – ha detto ancora Renzi – l’Italia otterra’ una riduzione della pressione del fisco da 50 miliardi di euro”. “Ci saranno – ha spiegato Renzi – 50 miliardi di riduzione delle tasse in cinque anni: 10 mld nel 2015 dal bonus di 80 euro alla fascia piu’ debole della popolazione, nel 2015 5 mld dall’eliminazione della componente lavoro dall’Irap; nel 2016 l’abolizione di Tasi e Imu, dal valore di circa 5 miliardi; nel quarto e quinto anno torneremo a investire, nel 2017 sulla riduzione del costo per le imprese dal combinato Ires e Irap e nel 2018 intervento sugli scaglioni Irpef e le pensioni”.

 

Intanto, il governo ottiene al Senato una importante fiducia sul Dl Enti locali e, soprattutto, sul taglio da 2,3 miliardi previsto per il 2015 alla sanità. Una misura che, assieme alla parole di Yoram Gutgeld sull’applicazione della spending review al comparto sanitario nazionale, ha scatenato le polemiche, alimentate anche dalle numerose assenze che hanno fatto mancare per ben quattro volte il numero legale in Aula a Palazzo Madama. I sì sono stati 163 contro 111 no, nessun astenuto e un non votante.

 

Il provvedimento, ha spiegato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, contiene “molte misure attese dai Comuni” laddove il taglio da 2,3 mld è quello “concordato con le Regioni nella sede della Conferenza Stato-Regioni con l’unanimità delle Regioni presenti”. Le polemiche, però, sono tutt’altro che spente sulla sforbiciata prevista per il solo 2015 (con altrettanti 2,2 miliardi nel periodo 2016-17). Un taglio che riguarderà innanzitutto la spesa per i beni e servizi, dispositivi medici e farmaci, incidendo anche sulla rete ospedaliera. Ma ad accendere le polemiche è anche la previsione – contenuta nel maxiemendamento – di un decreto del Ministero della Salute che andrà a ridurre le “prestazioni non appropriate”, prevedendo che quelle considerate dalla futura norma non necessarie siano a carico del cittadino. E disciplinando anche una responsabilità per i medici che non rispetteranno i nuovi criteri (con una decurtazione del salario accessorio per chi non motiva la sua decisione).

 

Criteri che saranno specificati in un dl ad hoc previsto per settembre, quando è in programma anche un nuovo tavolo tra Stato e Regioni che si preannuncia infuocato. Anche perché c’è chi, come il governatore lombardo Roberto Maroni, parla già di “dichiarazione di guerra inaccettabile”. E mentre Emilia Grazia De Biasi, presidente Pd della commissione Sanità al Senato, precisa come “ogni euro risparmiato debba restare nell’ ambito della sanità” laddove sarebbe “stravagante” utilizzarlo per il taglio delle tasse sulle casa”, resta sulle barricate il M5S , che parla di “macelleria sociale per finanziare Renzi”.

 

Tra le altre misure del dl, atteso ora alla Camera, anche un programma straordinario – con nuovi fondi connessi alle esigenze sanitarie eccezionali – per il Giubileo (in vista del quale saranno assunti 2500 unità delle forze dell’ ordine), uno ‘sconto’ al patto di stabilità interno da 7,5 milioni per tre Comuni del Veneto colpiti dal tornado di inizio luglio, la ‘defiscalizzazione’ dell’ autodromo di Monza e la stabilizzazione dei circa 5mila lavoratori Lsu-Lpu in Calabria.