Un primo vago accordo è stato oggi annunciato, all’Ecofin a Bruxelles, dai Ministri delle Finanze dei Paesi dell’UE aderenti alla procedura di cooperazione rafforzata per l’introduzione della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF). Un accordo politico privo però di sostanza per quel che riguarda l’ampiezza della base imponibile della tassa e la destinazione di spesa delle risorse che verranno raccolte da questa imposta.
L’annuncio di oggi è ben lontano da ciò che ci si aspettava, ovvero un’ambiziosa TTF europea, con una base imponibile ampia e di difficile elusione, una misura fiscale che contrasti efficacemente le dinamiche speculative sui mercati finanziari continentali e che contribuisca a far pagare alla finanza il suo giusto contributo alla collettività.
Con l’annuncio di oggi si ritarda l’intero processo fissando all’inizio del 2016 l’implementazione della tassa, e si resta anche estremamente vaghi sulla tassazione dei derivati il cui uso spregiudicato da parte degli operatori del settore è fra le cause scatenanti della crisi finanziaria. Inoltre i derivati da soli rappresentano almeno i due terzi del gettito stimabile della TTF. Mentre è comprensibile l’intenzione di introdurre la TTF in due o più fasi successive, a partire dalla tassazione – nella prima fase – delle azioni e di alcuni strumenti derivati, destano tuttavia preoccupazione la mancata indicazione delle classi di strumenti finanziari oggetto delle fasi successive e la mancanza di una tempistica certa dei futuri step di implementazione della misura.
In reazione alla notizia di oggi, Leonardo Becchetti, portavoce della Campagna ZeroZeroCinque, dichiara:
“L’Europa perde un’occasione se non rende immediatamente più concreto e meno vago questo accordo. La finanza può è deve fare molto di più per risolvere i problemi dell’economia reale soprattutto dopo aver provocato una drammatica crisi globale che ha gravemente peggiorato i bilanci pubblici e ridotto le risorse per tutto ciò che migliora la vita dei cittadini. Un’audace tassa sulle transazioni che modifica la convenienza relativa tra speculazione e destinazione di risorse all’economia reale è una misura efficace nel percorso non privo di ostacoli di un’inderogabile riforma della finanza per un riequilibrio di poteri tra la stessa e il resto del sistema economico. Riforma sostenuta dalla maggioranza dei cittadini europei.
Quei cittadini europei che chiedono ad alta voce di ribaltare l’implicito giudizio di valore per il quale un euro risparmiato in una transazione ad alta frequenza valga più di un euro investito in scuole, sanità, lotta contro la fame e per lo sviluppo globale. La TTF rappresenta in questo scenario una vera e propria misura della nostra civiltà”.
Omettendo qualsiasi riferimento a come i proventi della TTF verrebbero utilizzati, i Governi non stanno certo dando rassicurazioni alle fasce di popolazione più povere in Europa e nel mondo. La TTF è sempre stata associata ad un granello di sabbia negli ingranaggi forsennati di un settore finanziario fuori controllo e proposta come una tassa che potesse aiutare coloro che sono stati più duramente colpiti dalla crisi e dai cambiamenti climatici, i leader dei Governi non possono ora deludere queste aspettative.
L’Italia, che ha sottoscritto la dichiarazione resa oggi all’Ecofin, ma che è rimasta incomprensibilmente silente durante il dibattito pubblico, ha ora una grande responsabilità, in quanto è proprio durante il prossimo semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea che va assicurato il massimo sforzo per non vanificare totalmente il lavoro svolto in quest’anno di negoziato e osare decisamente di più per ottenere il risultato di una TTF europea efficace, con ampia base imponibile e le cui risorse siano destinate alla lotta alla povertà in Italia e nel mondo e alla mitigazione delle esternalità negative dei cambiamenti climatici.
FONTE: www.zerozerocinque.it