Enti locali. Fassino: «Decreto subito»

Sono più di 700 i Comuni che hanno bisogno del fondo statale per far quadrare i conti della Tasi , e anche per questa ragione il presidente dell’Anci Piero Fassino chiede che «il decreto correttivo sia emanato subito, in settimana, nonostante la complessità del dibattito politico».
L’appello arriva dall’ufficio di presidenza dell’Anci, che ieri ha anche rilanciato il problema dei crediti dallo Stato per le spese di giustizia (400 milioni relativi al 2011-2013 in 130 Comuni, ha detto Fassino: Lecce ha fatto causa allo Stato e il Tar ha emanato un decreto ingiuntivo che impone il pagamento a 60 giorni) ma si è concentrato soprattutto sulle traversie del fisco immobiliare. Il correttivo mette sul piatto 625 milioni e chiede che gli sconti per le abitazioni principali siano «tali da generare effetti sul carico di imposta Tasi equivalenti a quelli determinatisi con riferimento all’Imu relativamente alla stessa tipologia di immobili» (come anticipato sul Sole 24 Ore di ieri). In tanti Comuni, però, il puzzle appare complicatissimo da risolvere.
I 625 milioni verranno in larga parte dal mezzo miliardo previsto dalla legge di Stabilità sempre per le detrazioni, ma confluiranno nei Comuni dove le aliquote dell’Imu si sono alzate nel 2012-2013, e dove quindi è più complicato raggiungere con la Tasi lo stesso livello di entrata. Milano, per esempio, si attende circa 80 milioni, Roma meno, ma in lista ci sono pure Torino, Genova, Brescia, Bologna, Napoli e così via. Gli “aiuti” andrebbero lì, e negli altri Comuni che hanno alzato le aliquote Imu, mentre dove la vecchia imposta sull’abitazione principale è rimasta al 4 per mille il compito di trovare risorse per le detrazioni sarà lasciato quasi tutto all’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille, che potrà portare le richieste “lorde” al 3,3 per mille (o all’11,4 per mille sugli altri immobili). È da vedere, però, se il meccanismo funzionerà davvero in tutti i Comuni, al punto che nell’ufficio di presidenza Anci la discussione sulla distribuzione dei fondi. La coperta però pare corta: se si concentra sulle città più in difficoltà si rischia di “premiare” ex post gli aumenti di aliquote, se si distribuisce secondo parametri standard si aprono buchi negli oltre 700 Comuni citati all’inizio.
I correttivi previsti dalle bozze di decreto non bastano comunque a sanare tutti i difetti originari della Tasi , e per capirlo basta leggere una circolare appena diffusa dall’Anci Emilia-Romagna sui tanti nodi applicativi del nuovo tributo. Un problema rilevante riguarda le «aree scoperte», anche dopo l’esclusione dei terreni agricoli ribadita in via interpretativa dall’Economia. A Telefisco, il ministero ha specificato che la Tasi si applica alle aree edificabili coltivate (si veda «Il Sole 24 Ore» del 3 febbraio), e questo imporrebbe di valorizzare come area fabbricabile anche quella affittata a coltivatori, producendo una stangata Tasi incompatibile con il principio della capacità contributiva. Inapplicabile, poi, è l’esenzione delle aree pertinenziali o accessorie, che è ricalcata sulla normativa Tari ma nel caso della Tasi imporrebbe di “sottrarre” alla rendita catastale una quota determinata dalla presenza di parti comuni.
La circolare torna poi sul problema dell’autoliquidazione, che in base alle bozze di decreto attuativo dell’Economia pare destinata a sostituire l’ipotesi di bollettino precompilato. L’autoliquidazione – sostiene la circolare – è l’unica modalità concretamente applicabile, anche perché l’invio dei bollettini precompilati renderebbe impossibile determinare l’imposta per gli inquilini (i Comuni non hanno i dati) e tenere conto delle variazioni intervenute negli ultimi mesi dell’anno, senza che si preveda un meccanismo di conguaglio. Non solo, se la base imponibile Tasi è analoga a quella Imu, sarà il regolamento comunale a dover escludere gli immobili del non profit e quelli di Stato, Regioni e Province.

FONTE: Ifel – Fondazione Anci