Nelle ultime settimane, il dibattito politico è stato infiammato dalla questione della spending review per i Comuni collegata ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): e adesso è arrivato lo stop dal Ministero dell’Interno.


La proposta di decreto, elaborata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti, ha sollevato un’ondata di proteste da parte del mondo degli enti locali.

Riepiloghiamo l’antefatto e vediamo adesso quali saranno le prossime mosse dell’esecutivo sulla materia.

Stop alla Spending Review sui Comuni che hanno fruito di fondi PNRR

Il decreto prevedeva infatti tagli alla spesa pubblica per un totale di 250 milioni di euro nel 2024, con un incremento graduale che avrebbe raggiunto 1 miliardo e 250 milioni di euro entro il 2028. La caratteristica più controversa della proposta era il criterio di ripartizione dei tagli: essi sarebbero stati proporzionali ai finanziamenti del PNRR ricevuti dai singoli Comuni. In pratica, maggiore era stato il contributo del PNRR per un Comune, più pesanti sarebbero stati i tagli.

Questo meccanismo ha suscitato forti critiche, in quanto penalizzava proprio quegli enti locali che avevano beneficiato dei fondi europei per avviare progetti importanti, molti dei quali già in corso o completati. L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) ha denunciato l’ingiustizia di un sistema che applicava i tagli retroattivamente, colpendo anche i Comuni che avevano anticipato le spese.

Ne abbiamo parlato in modo approfondito qui.

Adesso arriva una nuova retromarcia di questo Governo, l’ennesima dopo aver suscitato polemiche per un argomento particolarmente controverso, come ad esempio già accaduto con lo spesometro.

Stop alla Spending Review sui Comuni che hanno fruito di fondi PNRR

In risposta alle forti proteste degli enti locali riguardo alla proposta di spending review collegata ai fondi del PNRR, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha adottato una misura significativa. Ha deciso di non includere la discussione del controverso decreto nell’agenda della prossima riunione della Conferenza Stato-Città. Questa mossa ha avuto l’effetto immediato di congelare l’avvio del processo di approvazione del decreto.

La decisione di Piantedosi è stata strategica: evitando di inserire il decreto all’ordine del giorno, ha impedito l’inizio del countdown di 20 giorni che avrebbe permesso al Governo di procedere con l’approvazione senza il consenso degli enti locali. Questo rinvio temporale ha allentato la tensione, consentendo di rimandare la questione a dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno. Si tratta di una finestra di tempo preziosa che potrebbe permettere di rivedere e rinegoziare i termini del decreto con una maggiore concertazione tra le parti coinvolte.

Il ministro Raffaele Fitto, incaricato del PNRR, ha cercato di smorzare le polemiche promettendo un confronto aperto con i sindaci. L’obiettivo dichiarato è quello di rivedere i criteri di taglio e trovare un compromesso che riduca la quota di spending review correlata ai fondi europei. In particolare, gli amministratori locali sperano di eliminare la clausola che permetterebbe di triplicare i tagli basati sul PNRR, considerata estremamente penalizzante.

Il Governo ha inoltre cercato di evidenziare gli aspetti positivi della sua azione, sottolineando che sono stati protetti tutti i 2.600 interventi previsti dal PNRR nel settore degli asili nido e che è stato aggiunto un nuovo bando da 735 milioni di euro per i territori con maggiore necessità rispetto alla media europea. Tuttavia, queste rassicurazioni non sono bastate a placare le preoccupazioni degli amministratori locali.

Continua però il malcontento nel mondo degli enti locali

Nonostante le rassicurazioni del Governo, che ha sottolineato come nessun taglio alla spesa sociale sia previsto e che tutti gli investimenti per gli asili nido saranno salvaguardati, le preoccupazioni degli enti locali rimangono alte.

I Comuni, in particolare quelli medio-piccoli e del Sud, temono di non riuscire a gestire le infrastrutture costruite con i fondi del PNRR senza le risorse necessarie. Il rischio è quello di avere opere incompiute o servizi insufficienti, con gravi ripercussioni sulle comunità locali.

Valerio Lucciarini De Vincenzi, Segretario generale di ALI (Autonomie Locali Italiane), ha criticato duramente il decreto, definendolo “illogico, assurdo e punitivo“. Secondo Lucciarini, la mancanza di una visione strategica rischia di mettere in ginocchio i Comuni, rendendo impossibile la gestione dei servizi essenziali.

Non credo fosse questo il senso del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, forse il Ministro Giorgetti non racconta tutta la storia, a partire dalla Legge di Bilancio fatta con una previsione di crescita pari all’1,2% – a fronte dello 0.6% reale – che ha portato in sofferenza il bilancio dello Stato. Ma a pagare non possono essere sempre i Comuni, che hanno preso già impegni con le imprese, le ditte e i cittadini. È una scelta paradossale. Inoltre, nel decreto del Governo il 50% delle risorse da spending review sarà prelevato dalla spesa corrente: è una scelta scellerata, perché i Comuni sulla base di quelle risorse hanno fatto i bilanci.

Cosa accadrà adesso?

La tensione tra le amministrazioni locali e il Ministero dell’Economia rimane pertanto alta. Molte questioni sono ancora irrisolte e il dialogo tra le parti sarà cruciale per trovare una soluzione che permetta di rispettare le esigenze di bilancio del Governo senza compromettere lo sviluppo delle comunità locali. La sospensione temporanea del decreto rappresenta un’occasione per un confronto costruttivo, ma la strada per un accordo soddisfacente appare ancora lunga e complessa.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it