La stima del FMI (secondo la quale occorrerebbero 20 anni in Italia per riportare l’occupazione ai livelli pre-crisi) è basata su una metodologia che non tiene conto delle riforme strutturali che già sono state introdotte (per esempio la riforma del mercato del lavoro e la riduzione della tassazione sul lavoro) né di quelle che sono in corso di implementazione (per esempio l’efficientamento della pubblica amministrazione).
La metodologia utilizza infatti previsioni di crescita del PIL che, prudenzialmente, non tengono conto dell’effetto delle riforme. Inoltre anche l’effetto della crescita del PIL sulla occupazione (il cosiddetto “coefficiente di Okun”) è basato sulla esperienza passata, quella pre-riforme, e quindi non tiene in considerazione l’effetto che le riforme avranno sulla occupazione a parità di crescita.
I dati sull’andamento del mercato del lavoro degli ultimi mesi sembrano confermare l’impatto dell’azione congiunta delle riforme e della leva fiscale, con risultati migliori delle aspettative.