“Questa legge di stabilità segna finalmente una inversione di rotta nel rapporto tra governo e territori, dopo anni di sconquassi per i bilanci comunali. Basti pensare che grazie all’allentamento del patto di stabilità, solo per i Comuni toscani si libereranno risorse per 350 milioni di euro, che potranno essere impiegati per opere pubbliche, scuole, impianti sportivi, strade: insomma per migliorare la vita dei cittadini”. E’ quanto ha detto stamani il presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni, durante l’annuale meeting sulla Finanziaria che si è tenuto a Firenze, al Polo delle Scienze sociali dell’Università a Novoli, un un’aula magna stipata da 250 persone tra amministratori, tecnici, funzionari, esperti. Una iniziativa organizzata da Anci Toscana insieme ad Anci nazionale ed Ifel, in collaborazione con il Sole24Ore, dove si sono analizzate e approfondite tutte le norme che andranno ad influire sull’assetto finanziario dei Comuni.
“Questa legge di stabilità – ha detto ancora Biffoni – dopo anni non taglia le risorse e permette ai sindaci di guardare con più più tranquillità al futuro. Ora il nostro obiettivo e continuare a confrontarsi con il governo per superare le criticità ancora aperte: dal turn-over del personale al ristoro delle spese per i tribunali, dalla gestione dei flussi migratori alla revisione delle norme sulla sicurezza, per dare risposte più efficaci ai cittadini. Come Anci siamo già impegnati per risolvere questi aspetti, che come tutti sappiamo hanno effetti diretti sulla vita quotidiana di tutti”.
“La legge di stabilità – ha detto dal canto suo il responsabile Finanza locale di Anci Toscana e sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini – rappresenta un cambio di rotta non indifferente rispetto al passato nel rapporto fra Stato e Comuni. La più importante novità riguarda il superamento del patto di stabilità interno, così come l’abbiamo conosciuto fino a oggi. E questo costituisce un elemento significativo anche per ridare slancio ai territori che notoriamente da 10 anni a questa parte sono rimasti bloccati”.
Per Casini con la manovra 2016 i Comuni “possono spendere con livelli più alti rispetto al passato. Questo non significa che avremo risorse illimitate o che torneremo ai livelli pre-crisi, è bene chiarirlo. Ma sicuramente è un aspetto diverso che permette una maggiore programmazione e anche una capacità di investimento doppia rispetto agli anni passati. Non è tantissimo, ma c’è già un cambio significativo. E questa è la prima Finanziaria in tanti anni che non fa tagli ai Comuni”.
Per il rappresentante di Anci toscana, poi, a questo quadro poi va aggiunta “l’abolizione della Tasi, che rappresenta anche un elemento positivo per i cittadini e che da’ un carattere espansivo all’intera manovra 2016 e, quindi, anche ai Comuni. Diciamo che per come sono andate le cose, il cambio di rotta è evidente, tenendo conto anche dei metodi differenti usati dal Governo per rapportarsi con noi”.
Tuttavia, nel paper presentato durante i lavori elaborato da Irpet dai ricercatori Patrizia Lattarulo e Claudia Ferretti, l’impatto della sforbiciata fiscale risulta molto circoscritto se si prende in esame proprio l’abolizione dell’Imu-Tasi sulle prime case. “In Toscana – si legge – abbiamo 80 euro pro-capite di minore pressione fiscale, a favore dei valori catastali medio-alti”. Quello che affiora, pertanto, è “nessuno o scarso effetto redistributivo”. Di altro avviso, ad ogni modo, sono gli amministratori locali a partire, appunto, da Casini. Il quale, piuttosto, propone di focalizzarsi sul problema della sostituzione delle entrate per i Comuni col “gettito effettivo che- ha sottolineato – non è stato ancora chiarito cosa implichi, speriamo in un ristoro totale” delle entrate della Tasi.
All’orizzonte, poi, c’è la preoccupazione dell’applicazione del principio del pareggio di bilancio che non è stato cancellato, ma solo rinviato di un anno: “Rischia di vanificare gli effetti positivi del patto di stabilità – è categorico il rappresentante di Anci che e’ anche sindaco di Bagno a Ripoli-. Il mondo finirebbe il 31 dicembre 2016, questo perché tante opere hanno un cronoprogramma pluriennale e rischierebbero di vanificare quanto di buono è stato fatto. Quindi, posticipare il pareggio darebbe una mano agli investimenti”.