Split Payment sui Professionisti: sono ancora tenuti ad applicare il meccanismo di scissione dei pagamenti? Ecco la risposta.
Il meccanismo della scissione dei pagamenti (split payment), disciplinato dall’articolo 17-ter, Dpr 633/1972, prevede che, in ordine agli acquisti di beni e servizi effettuati dalle pubbliche amministrazioni (per i quali queste non siano debitori d’imposta, ossia per le operazioni non assoggettate al regime di inversione contabile), l’Iva addebitata dal fornitore nelle relative fatture deve essere versata dall’amministrazione acquirente direttamente all’Erario anziché allo stesso fornitore, scindendo quindi il pagamento del corrispettivo dal pagamento della relativa imposta.
Recentemente, il decreto dignità (articolo 12, Dl 87/2018) ha stabilito che lo split payment non si applica alle prestazioni di servizi (rese alla Pa), i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sul reddito ovvero a ritenuta a titolo di acconto (ex articolo 25, Dpr 600/1973). In altri termini, quindi, i compensi dei professionisti vengono nuovamente esclusi dall’applicazione dello split payment (come previsto dalla disciplina originaria).
Le nuove norme, peraltro, si applicano alle operazioni per cui è emessa fattura dopo il 14 luglio 2018 (data di entrata in vigore del decreto dignità).
Lo Split Payment per i professionisti
Ad estendere tale meccanismo anche ai professionisti – con effetto dal 1° luglio 2017 – era stata la cosiddetta “manovrina” dello scorso anno (Dl 50 del 2017), che aveva provveduto anche a moltiplicare le categorie di enti pubblici verso le quali dover applicare meccanismo della scissione dei pagamenti. Risultavano già esclusi dallo split payment i professionisti che applicavano il regime forfetario.
Lo stop alla scissione dei pagamenti per i liberi professionisti è stato deciso perché questo meccanismo causa una notevole perdita di liquidità per i lavoratori autonomi che fatturano alle pubbliche amministrazioni. Soggetti economicamente deboli, nella generalità dei casi.
Togliere ai professionisti l’incasso dell’Iva, difatti, ha determinato nell’ultimo anno un crollo dei flussi di cassa. Soprattutto per coloro che lavorano prevalentemente con la P.A., mentre non ha comportato un notevole incremento delle entrate per lo Stato.