Cresce il malcontento tra gli enti locali in seguito all’avvio della nuova spending review, che prevede maggiori sacrifici per i Comuni che hanno ricevuto i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il Governo avrebbe infatti intenzione di penalizzare proprio quei Comuni impegnati nella realizzazione delle opere pubbliche, attraverso significativi tagli alle risorse di parte corrente.
A lanciare l’allarme sono state proprio le associazioni degli enti territoriali e in primo luogo dei sindaci italiani, come l’Anci, che manifestano una grande preoccupazione per questa decisione che appare del tutto paradossale.
Scopriamone di più e cerchiamo di comprendere quale impatto avrà questa decisione sulle finanze locali e su tutta la “catena di montaggio” innescata dai progetti in ambito PNRR.
Spending review: penalizzati i Comuni che utilizzano fondi PNRR
A scaldare gli animi sarebbe proprio il parametro di assegnazione dei tagli ai singoli enti locali scritto nella bozza di decreto attuativo preparato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
Per quest’anno, il taglio previsto è di 250 milioni di euro, ma si prevede che questa cifra aumenterà fino a raggiungere 1 miliardo e 250 milioni di euro entro il 2028.
Ma la cosa più paradossale sembra essere la modalità con cui avverrà questo taglio: la spending review agirà in modo proporzionale ai finanziamenti ricevuti dal PNRR. Tradotto: più fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha ricevuto un Comune, maggiore sarà il taglio subito.
E non solo: questa formula agirebbe ovviamente in modo retroattivo, come denunciato dall’Anci: si assegneranno i tagli “tenuto conto” dei fondi Pnrr ricevuti da ogni ente. Questo significa che non saranno ovviamente toccati solo i comuni che andranno a utilizzare i fondi per i progetti del PNRR in futuro, ma anche:
- quelli che hanno già utilizzato i fondi
- quelli che hanno messo in moto i progetti
- e quelli che hanno già provveduto ad anticipare le spese.
Una situazione ancora più paradossale se riportiamo alla mente quanto accaduto al Comune di Marzabotto e raccontato su questo quotidiano di recente, dove l’ente è finito in default per avere anticipato proprio le spese del PNRR senza ricevere il trasferimento dei fondi da parte del Ministero.
L’allarme lanciato dal presidente Anci, Antonio Decaro
A farsi portavoce di questa situazione paradossale sul fatto che a essere penalizzati dalla spending review siano i comuni che hanno ricevuto maggiori fondi PNRR è stata dunque l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che ha lanciato l’allarme sui rischi che questa politica di tagli può comportare.
La scelta del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) di ripartire i tagli in modo proporzionale ai finanziamenti ricevuti dal PNRR è considerata particolarmente ingiusta. In pratica, più un Comune ha investito in infrastrutture come scuole, servizi sociali, tutela del territorio e dell’ambiente, più subirà tagli alle risorse correnti. “È assurdo che chi ha lavorato meglio venga punito,” afferma Antonio Decaro, presidente dell’associazione, “il governo taglia così i fondi necessari al funzionamento delle opere pubbliche del PNRR.”
”Come avevamo segnalato con una lettera inviata insieme all’Upi a tutti i ministri interessati – aggiunge il presidente dell’Anci – sta prevalendo un’interpretazione delle norme di bilancio che ci pare assurda, contraddittoria con lo spirito e le finalità del Pnrr e soprattutto densa di gravissime conseguenze per la gestione delle opere pubbliche tanto attese dai cittadini. Ritorna la volontà di scoraggiare la piena riuscita degli obiettivi del Pnrr, almeno per la parte di competenza dei sindaci”.
Antonio Decaro ha lanciato un appello al governo affinché riveda questa decisione. “Invitiamo tutto il governo a ripensarci prima che sia troppo tardi.” Se il governo non rivedrà la sua posizione, i Comuni rischiano in conclusione di non poter sostenere le spese di gestione delle nuove infrastrutture, con un impatto negativo sui cittadini. “Sarebbe una beffa per i cittadini, se dopo aver realizzato le opere pubbliche attese per anni i Comuni fossero costretti ad abbandonarle perché messi nell’impossibilità di gestirle,” ha concluso Decaro.
La delusione del presidente UPI, Michele de Pascale
“Che la manovra 2024 con il ritorno dei tagli ai bilanci di Comuni e Province fosse un errore e che mettesse rischio i servizi essenziali ai cittadini e la messa in sicurezza dei territori lo avevamo detto da subito .Ora però con questa scelta del Governo Meloni di far pesare di più i tagli agli enti che stanno attuando progetti del PNRR siamo all’assurdo. Come UPI abbiamo da tempo lanciato l’allarme sul fatto che per portare a termine le opere assegnate dal PNRR Comuni e Province stanno spendendo anche risorse proprie aggiuntive, non stanno certo avendo risparmi. E’ oggettivamente priva di senso una norma che taglia di più chi proprio in questo anno si troverà a fare uno sforzo straordinario per portare a termine le missioni assegnate e completare le opere”.
Lo dichiara il Presidente di UPI Michele de Pascale ribadendo che “La manutenzione del territorio e i servizi alle persone non possono vedere ulteriori tagli di nemmeno un euro. Basta con i tagli agli enti locali”.
Le critiche del presidente di Ali Autonomie, Matteo Ricci
“Come più volte paventato, dinanzi ad un’Italia che cresce meno delle previsioni, ovvero lo 0,6% a fronte di un 1,2% previsto, così come certificano enti quali Bankitalia e l’Istat, con una Legge di Bilancio che poggia per due terzi sul debito, cos’altro poteva accadere se non che la premier Giorgia Meloni e il suo Governo mettessero in campo l’ipotesi di tagli agli enti locali? La propaganda Meloni sta arrivando al capolinea: il Governo spingerà la polvere sotto il tappeto fino alle elezioni europee e poi gli italiani vedranno quali provvedimenti riserva loro una gestione così incauta dei conti pubblici, perché i numeri, purtroppo, hanno la testa dura”: così Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, presidente di Ali-Autonomie Locali Italiane e coordinatore dei sindaci Pd.
“Il riferimento, naturalmente, è alla bozza di decreto interministeriale che, come osservano anche gli amici dell’Anci, comporterebbe tagli a quei Comuni che più hanno beneficiato dei fondi Pnrr. Un assurdo, se pensiamo che gli investimenti Pnrr sono destinati alla realizzazione di opere pubbliche e servizi ai cittadini come infrastrutture ed asili nido”, prosegue Ricci.
“Il taglio previsto, che per gli enti locali è di 150 milioni quest’anno, prima parte di 1 miliardo e 250 milioni totali fino al 2028, non solo scoraggerebbe la piena riuscita degli obiettivi del Piano, ma sarebbe un duro colpo proprio per la crescita del Paese, che necessita un impegno forte negli investimenti pubblici”, osserva. “Solo con un serio programma di investimenti pubblici l’Italia può crescere ed allinearsi agli obiettivi che l’Europa ci chiede. Meloni e i suoi ministri finora hanno fatto solo propaganda e giocato sulla pelle dei cittadini: e il tempo lo sta attestando. Ci opporremo con forza a questi tagli, che vanno contro l’interesse della collettività e contro gli impegni presi con l’Europa”, conclude Ricci.
Conseguenze sulla gestione dei servizi e impatto sui Comuni
Il presindente Anci ha espresso pertanto preoccupazione per le modalità con cui il MEF intende applicare la spending review, ritenendole paradossali e irragionevoli.
I tagli previsti rischiano di avere gravi conseguenze sulla gestione dei servizi pubblici. “Abbiamo segnalato queste problematiche con una lettera inviata insieme all’Unione Province Italiane (UPI) a tutti i ministri interessati,” ha aggiunto Decaro. “Ci sembra un’interpretazione delle norme di bilancio contraddittoria con lo spirito del PNRR e dalle gravissime conseguenze per la gestione delle opere tanto attese dai cittadini.”
Questo taglio rappresenta un duro colpo per tutte le amministrazioni locali che stanno cercando di riprendersi dagli anni difficili dell’austerità. “La cosa più grave è che il MEF vuole ripartire questi tagli in base ai finanziamenti del PNRR ricevuti,” ha spiegato Decaro. “I Comuni che hanno costruito asili nido, case-famiglia, acquistato autobus elettrici o realizzato parchi pubblici saranno quelli più colpiti. Tutti questi investimenti richiedono maggiore spesa corrente per funzionare, come le manutenzioni e l’assunzione di personale.”
La protesta degli enti locali pertanto continua, nella speranza che il governo possa riconsiderare la sua decisione e trovare soluzioni più eque per il futuro. Ma la via sembra decisamente impervia.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it