La Corte Suprema di Cassazione, Sezione Tributaria, con l’Ordinanza 11364/2024, ha emesso una decisione su una controversia riguardante il pagamento dell’IMU sugli immobili istituzionali per una Società in House.
La Corte Suprema di Cassazione ha analizzato la disputa che riguardava un’azienda in disaccordo con l’importo della tassa che il Comune aveva richiesto di pagare. Ha sostenuto che il calcolo fatto dal Comune fosse errato e che, inoltre, dovrebbe essere esentata dalla tassa perché si tratta di una Società in House controllata al 100% dallo stesso ente pubblico.
Inizialmente, l’azienda ha perso la causa in tribunale e il suo appello è stato respinto perché non era abbastanza dettagliato nel descrivere le ragioni del disaccordo. Tuttavia, l’azienda non si è arresa e ha deciso di portare il caso davanti alla Corte Suprema di Cassazione.
La Corte inzialmente ha stabilito che l’appello dell’azienda fosse valido, poiché aveva presentato argomentazioni specifiche sul perché pensava che il calcolo della tassa fosse sbagliato. Tuttavia, dopo aver esaminato attentamente il caso, ha concluso che l’azienda non aveva ragione nelle sue contestazioni.
Scopriamone i motivi in modo più dettagliato.
Anche la Società in House deve pagare l’IMU
I giudici hanno esaminato dettagliatamente i motivi dell’appello presentati dall’azienda. In particolare, hanno analizzato due punti principali.
Secondo il primo motivo dell’appello l’azienda sosteneva che il tribunale di primo grado non aveva considerato in modo adeguato un argomento specifico sollevato nel ricorso presentato inizialmente. Tuttavia, la Corte ha respinto questo motivo dell’appello sottolineando che l’azienda non aveva presentato in modo appropriato questa argomentazione durante il procedimento legale. Ciò significa che l’azienda non aveva fornito prove sufficienti o non aveva espresso chiaramente il suo punto di vista iniziale sul terzo motivo del ricorso introduttivo.
Il secondo motivo dell’appello riguardava l’esenzione fiscale richiesta dall’azienda. L’azienda sosteneva di essere esente dalla tassa in questione perché era di proprietà al 100% del Comune. Tuttavia, la Corte ha stabilito che il fatto di essere di proprietà del Comune non garantiva automaticamente l’esenzione fiscale. Ha spiegato che, secondo le leggi tributarie, le società, anche se possedute interamente da enti pubblici come i comuni, devono essere trattate come entità private a meno che non esista una specifica legge che preveda l’esenzione fiscale. In questo caso, non c’era una legge che concedesse all’azienda l’esenzione fiscale richiesta. La Corte ha chiarito pertanto che le società in possesso di enti pubblici non possono automaticamente beneficiare delle stesse esenzioni tributarie accordate direttamente all’ente pubblico.
In sostanza, la Corte ha respinto entrambi i motivi dell’appello presentati dall’azienda, confermando così la decisione del tribunale di primo grado.
Il testo della sentenza
Qui è disponibile il documento.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it