Semplificazione AmministrativaPresentata la ricerca “Scenari di crescita in presenza di una semplificazione amministrativa”, realizzata per Rete Imprese Italia dal Cer: tagliando di un terzo i 30 miliardi di costi che le pmi italiane sopportano ogni anno a causa dell’eccesso di adempimenti burocratici, in quattro anni il Pil salirebbe dell’1% e il tasso di disoccupazione scenderebbe dello 0,5%.

 

Se si riuscisse a ridurre di un terzo i 30 miliardi di costi che le pmi italiane sopportano ogni anno a causa dell’eccesso di adempimenti burocratici, in soli quattro anni il Pil salirebbe dell’1%, il tasso di disoccupazione scenderebbe dello 0,5% e il rapporto fra investimenti e Pil crescerebbe dello 0,4%. E’ quanto risulta dalla ricerca “Scenari di crescita in presenza di una semplificazione amministrativa”, realizzata per Rete Imprese Italia dal Cer e presentata in occasione della conferenza “Semplifichiamo per crescere” svoltasi a Roma al Tempio di Adriano. Un risultato notevole, insomma, tanto più se si considera che questi effetti sarebbero per la maggior parte “di natura permanente”, traducendosi dunque in un innalzamento strutturale della produttività di sistema dell’economia italiana. Lo spazio per tagliare, d’altra parte, c’è.

 

Come ha riconosciuto lo stesso Dipartimento per la Funzione Pubblica, che ha quantificato appunto in 8,9 miliardi la consistenza della possibile opera di semplificazione che andrebbe a incidere su complicazioni e inefficienze burocratiche, soprattutto sulle materie del lavoro e del fisco. Si tratta di un peso equivalente al 2% del Pil, che costituisce un evidente freno al processo di sviluppo. Tanto più considerando che quasi il 60% delle pmi sente di aver subito un sensibile aumento degli oneri amministrativi proprio nel corso della crisi, che si è tradotto in una crescita del 35% delle giornate-uomo dedicate ad adempimenti burocratici e in un incremento dei costi per le consulenze esterne connesse di quasi il 15%.

 

Secondo il il presidente di Confcommercio e portavoce di Rete Imprese Italia, la riforma della P.A. “potrebbe avere un effetto propulsivo rendendo il rapporto pubblico-privato più trasparente, più facile e più efficiente”. Serve “buona burocrazia, quella che facilita la vita delle imprese e dei cittadini, tenendo in piedi solo gli adempimenti e le procedure necessarie”.

 

La riforma della pubblica amministrazione “dovrebbe trasformarsi in una mano in più per le imprese, una mano amica per aiutarle a partire e per sostenerle nella crescita”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio e portavoce di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, nel corso del suo intervento in occasione della conferenza “Semplifichiamo per crescere”, organizzata al Tempio di Adriano a Roma dal soggetto unitario di rappresentanza delle pmi e dell’impresa diffusa. Se l’economia comincia finalmente a dare “segnali di ripresa, anche se è ben lontana dall’essere robusta e diffusa”, per Sangalli resta infatti che “il Paese non ha ancora completato quel processo di riforme indispensabili per rendere il nostro sistema socio-economico più moderno, più competitivo, più inclusivo”. Tra queste, appunto, quella della P.A., che “potrebbe avere un effetto propulsivo nuovo e rilevante rendendo il rapporto pubblico-privato più trasparente, più facile e più efficiente”.

 

“Gli imprenditori hanno un disperato bisogno – ha scandito il presidente di Confcommercio – di abolire la cattiva burocrazia, quella che genera complicazioni, tempi biblici, costi impropri che appesantiscono lo svolgimento della loro attività e nella quale, molto spesso, si annidano corruzione, illegalità, criminalità”. Serve, invece, “buona burocrazia, quella che facilita la vita delle imprese e dei cittadini, tenendo in piedi solo gli adempimenti e le procedure necessarie. Quella che consente a un imprenditore di poter lavorare con poche regole, chiare e certe, senza subire sperequazioni, senza dover rincorrere disposizioni sempre nuove o nuove interpretazioni delle stesse disposizioni”. Rete Imprese Italia chiede dunque un “percorso di svecchiamento e snellimento dell’apparato burocratico e amministrativo per cancellare dalla mente di tanti imprenditori l’incubo della cattiva burocrazia”. Ma la riforma Madia, ha concluso Sangalli, “non può essere affrontata con interventi calati dall’alto, ma con un processo certo, graduale e partecipato che preveda, cioè, il pieno coinvolgimento delle rappresentanze di impresa”.