Imbarazzanti, assurde, improbabili, alle volte talmente criptiche da risultare non classificabili. E’ l’elenco con in calce dieci tra le scuse più inverosimili, spurie sotto il profilo tecnico normativo, prospettate da altrettanti contribuenti per il ritardo nella presentazione delle rispettive dichiarazioni dei redditi. La pubblicazione, diffusa dalla stessa Agenzia delle Entrate britannica proprio in coincidenza con l’approssimarsi della scadenza del 31 gennaio, rivela uno spaccato inatteso del profilo del contribuente medio British.
Il contribuente inglese? Meno British style, molto più mediterraneo – Dalla lettura delle motivazioni fornite a discolpa per il mancato rispetto dei termini nell’invio della dichiarazione dei redditi, emerge l’immagine d’un contribuente non proprio incastonabile all’interno del modello anglosassone tipo. Al contrario, il profilo che si staglia è quello d’un comune contribuente mediterraneo o mitteleuropeo. Insomma, anche in materia di fisco la specificità inglese sembrerebbe vacillare, anche perché, come spiega all’interno del rapporto la stessa responsabile del Dipartimento che si occupa delle persone fisiche, Ruth Owen, queste giustificazioni oltre a suonare assurde sono state persino presentate come allegate ai ricorsi presentati dai contribuenti. Dunque, sono agli atti delle diverse Commissioni tributarie, non semplici verbalizzazioni derivanti da parole scambiate con i funzionari.
La top ten delle peggiori giustificazioni – Ecco l’elenco delle scuse che il fisco britannico ha definito “tra le più assurde” e quindi inaccettabili: innanzitutto, un contribuente a sua discolpa ha affermato e sottoscritto la seguente scusante “i miei documenti fiscali sono stati lasciati nel capannone dove sono stati mangiati dai ratti” o “Io non sono una persona orientata alle scartoffie”, oppure, “il mio commercialista è stato malato”, o ancora, “Sarò all’estero il giorno della scadenza”, e per finire, “mio marito ha frantumato il mio computer portatile”. Ma l’elenco non finisce qui, infatti un contribuente ha motivato il suo ritardo sostenendo di aver “avuto un raffreddore”, mentre tra le scuse più “spurie” e irrilevanti c’è anche quella del cane che riduce a brandelli la dichiarazione dei redditi, rendendo così impossibile il suo invio all’Agenzia delle Entrate, o il caso d’un contribuente che nel pieno della compilazione dei redditi osserva il suo pc portatile guastarsi, proprio al fotofinish, un istante ancora e la dichiarazione dei redditi sarebbe stata inviata correttamente.
Le sanzioni per il mancato invio della dichiarazione dei redditi entro i termini –Naturalmente, questi tentativi goffi di discolpa non sono serviti ad annullare le sanzioni che la normativa britannica prevede per le dichiarazioni dei redditi in ritardo: 100 sterline come penalità fissa iniziale, che si applica anche se non vi è alcuna tassa da pagare o se l’imposta dovuta viene comunque pagata in tempo; trascorsi 3 mesi, si aggiungono ulteriori sanzioni giornaliere di 10 sterline al giorno, fino a un massimo di 900 sterline; dopo 6 mesi, si applica un ulteriore sanzione pari al 5% dell’imposta dovuta o, in alternativa, 300 sterline, a seconda di quale delle due opzioni sia maggiore, cioè più pesante per il contribuente; oltre i 12 mesi, un altro prelievo aggiuntivo del 5per cento. Insomma, il rischio è che trascorso 1 intero anno, il mancato adempimento possa pesare sulle tasche del contribuente una somma pari a quella dovuta in forma d’imposta.
I casi reali – Per i casi chiaramente motivati, la stessa Owen ha esplicitato le seguenti parole:“Siamo consapevoli che la vita può essere imprevedibile, quindi per quei clienti/contribuenti che hanno una vera e propria scusa per il mancato rispetto del termine del 31 gennaio, come ad esempio eventuali inondazioni, l’aiuto è e resta comunque a portata di mano. Il mio consiglio, in questi casi, è di contattarci attraverso le nostre linee di assistenza dedicate il più presto possibile. Ma per coloro, pochi, che cercano solo di inventare scuse inaccettabili, mentre il resto di noi adempie, il messaggio è chiaro: presentare la dichiarazione dei redditi on-line entro il 31 gennaio o affrontare una multa. Siamo qui per aiutare persone in seria e reale difficoltà, non per agire come prestatore gratuito di servizi per le persone che non vogliono adempiere in alcun modo ai loro obblighi fiscali”.