TARI: la Conferenza Stato-Città di ha sciolto il nodo del corretto utilizzo degli indici statistici per la revisione dei prezzi nei contratti di servizio relativi al ciclo dei rifiuti.
Il corretto utilizzo degli indici statistici per la revisione dei prezzi nei contratti di servizio relativi al ciclo dei rifiuti evita un aumento del 50% della Tari. La questione è molto tecnica e riguarda l’utilizzo da parte di alcuni gestori di rifiuti di un sotto-indice relativo a “Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento” in luogo del parametro corretto, ossia, l’indice generale dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali.
Nello specifico, considerando ad esempio, 100 euro il prezzo del servizio fissato nel 2009, l’interpretazione precedente avrebbe portato il costo a 147 euro per tonnellata e non a 104 euro che è l’adeguamento corretto secondo calcoli dell’ANCI.
“Abbiamo raggiunto un risultato molto importante per i Comuni e per i cittadini, scongiurando aumenti delle tariffe sui rifiuti che avrebbero potuto impennarsi quasi del 50%”.
Lo afferma il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, al termine della riunione della conferenza Stato-Città al Viminale che ha sciolto il nodo del corretto utilizzo degli indici Istat per la revisione dei prezzi nei contratti di servizio relativi al ciclo dei rifiuti.
“Avevamo sollevato con forza la questione – prosegue Decaro – a fronte di una segnalazione del problema da parte di molti Comuni. L’Istat aveva fornito interpretazioni contrastanti sull’indice da prendere come riferimento per la formulazione dei contratti e la revisione dei prezzi da parte dei gestori del servizio. Alcuni esercenti, infatti, ritenevano di poter utilizzare, per il calcolo della revisione tariffaria, un sottoindice che avrebbe comportato un incremento quasi del 50% delle tariffe per il conferimento in impianti di trattamento e smaltimento. Nello specifico, considerando di 100 euro il prezzo del servizio fissato nel 2009, questa interpretazione avrebbe portato il costo a 147 euro per tonnellata e non a 104 euro che è l’adeguamento corretto secondo i nostri calcoli. Non sfugge che il rincaro si sarebbe scaricato immediatamente sulla tassa sui rifiuti (Tari) pagata dai cittadini”.
“Eravamo e siamo convinti– continua Decaro – che si debba utilizzare come riferimento l’indice generale Istat dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, e non il sottoindice applicato da alcuni gestori. La stessa Istat ha riconosciuto la validità della nostra istanza, e la conferenza ha adottato oggi proprio la nota dell’Istituto, che consente di definire con chiarezza ed equità quale sia l’indice da prendere a riferimento, espressione reale delle variazioni tariffarie che interessano gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Per questa sensibilità ringraziamo il governo e la stessa Istat. A nome dei Comuni, ma soprattutto a nome dei cittadini”.