La loro tempestiva erogazione rappresenta un obiettivo primario da raggiungere, a cui è destinato il maggior numero possibile di risorse delle strutture territoriali

Nuova metodologia di lavoro dei rimborsi Iva basata sull’analisi del rischio di ogni istanza, per accelerare al massimo la restituzione dei crediti spettanti.
Questo, in sintesi, il contenuto della circolare n. 5/E a del 10 marzo con la quale vengono fornite agli uffici delle Entrate le linee guida operative.

L’attuale crisi congiunturale sta determinando una persistente crisi di liquidità per le aziende che rischia di compromettere anche il mantenimento dei livelli occupazionali: per questo motivo la tempestiva liquidazione dei crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni costituisce un obiettivo prioritario a cui sono stati destinati molteplici interventi normativi. Il Dl 35/2013 ha introdotto disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, incrementando notevolmente, per i crediti di natura fiscale, le risorse finanziarie disponibili per i rimborsi delle imposte.

La circolare di oggi, nel confermare l’indicazione agli uffici – già data nel 2013 – di destinare ogni utile risorsa alla liquidazione dei rimborsi, in particolare quelli Iva, illustra la nuova metodologia di lavorazione da adottare, basata sull’analisi del rischio del richiedente (da non applicare, però, ai “grandi contribuenti”, già destinatari dell’attività di “tutoraggio”).
Queste le principali novità introdotte per rendere le attività istruttorie sui rimborsi Iva più efficaci e accelerare al massimo i tempi di liquidazione:

  • attribuzione automatica del livello di rischio (risk score) a ogni rimborso
  • standardizzazione e riduzione delle richieste di documenti al contribuente
  • graduazione dei controlli preliminari al pagamento del rimborso in relazione al livello di rischio.

La nuova modalità operativa consente di ridurre significativamente i tempi di lavorazione, in particolare per le richieste “a basso rischio”, e di utilizzare meglio le risorse dedicate alla restituzione dei crediti, concentrandole sulle posizioni a più alto rischio.
Inoltre, anche per ridurre al minimo gli oneri amministrativi a carico dei contribuenti, vengono standardizzati, in base al livello di rischio e ai presupposti del rimborso, il tipo e il numero dei documenti cge gli uffici devono richiedere.

Come si determina il livello di rischio
L’applicazione informatica denominata “Classificazione dei rimborsi Iva” propone un livello di rischio(risk score) sulla base delle informazioni disponibili nel sistema informativo dell’Anagrafe tributaria, consentendo agli uffici di rettificarlo sulla base di ulteriori elementi, non rilevabili automaticamente. Quesi i parametri predefiniti per la determinazione del livello di rischio: continuità aziendale; tipologia di attività svolta; natura giuridica del contribuente; regolarità delle dichiarazioni e dei versamenti in un determinato arco temporale; assenza di accertamenti e verifiche in un arco temporale definito; assenza di carichi pendenti; coerenza degli importi richiesti a rimborso e dei presupposti in un dato periodo; assenza di frodi e violazioni penali tributarie; “conoscenza” del contribuente da parte dell’ufficio, in quanto fisiologicamente a credito.
La valutazione di tali elementi consente di suddividere i rimborsi in classi di rischio (alto, medio e basso) per poter diversificare l’attività istruttoria sul rimborso (documentazione da richiedere e tempistica dei controlli; andrà comunque rispettato il principio della liquidazione secondo l’ordine cronologico di presentazione delle richieste).

La circolare, infine, ribadisce che va richiesta soltanto la documentazione strettamente necessaria all’attività istruttoria, evitando di sollecitare l’invio di documenti già in possesso dell’Agenzia delle Entrate o di altra pubblica amministrazione.

FONTE: Fisco Oggi, giornale on line dell’agenzia delle entrate

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