regioneUn settore potenzialmente a rischio evasione dal momento in cui, proprio attraverso il connubio tra evasione fiscale e attività illecite connesse al ciclo rifiuti, la criminalità riesce a ottenere indebiti e fruttuosi introiti. Inoltre, nel settore del trasporto dei rifiuti è pratica diffusa l’emissione di fatture ‘gonfiate’ e l’emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti”. Così il direttore Rossella Orlandi nell’ambito dell’audizione che si è svolta oggi a palazzo San Macuto. L’Agenzia delle Entrate è stata interpellata dalla “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali a esse correlati”, per fornire nuovi elementi di indagine sul mercato del riciclo e spunti di approfondimento sui consorzi che gestiscono tali attività, con particolare riguardo a possibili violazioni di carattere finanziario, fiscale, tributario.
Prima di illustrate gli interventi operativi messi in atto e i risultati conseguiti, il direttore Orlandi ha ricordato che l’Agenzia è impegnata nel contrasto alle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sia nel corso dei controlli ordinari sia a seguito di specifiche indagini (di propria iniziativa o su input esterni). A tale scopo, utilizza molteplici strumenti, tra i quali lo “spesometro”, che attraverso l’incrocio dei dati Iva consente di evidenziare l’esistenza di fatture di acquisto emesse da parte di soggetti che non presentano dichiarazioni, e gli accessi mirati, con cui sono rilevate le fatture ricevute per costi non inerenti o inesistenti.

 

I controlli nel quadriennio 2012/2015

 

L’attività di controllo effettuata dall’Agenzia delle Entrate negli anni dal 2012 al 2015 nei confronti di contribuenti che hanno dichiarato uno dei codici attività del settore è costituita da istruttorie esterne e da accertamenti. Per il 2015 è aumentato del 20% il totale dei rilievi, per un maggiore imponibile ai fini delle imposte dirette, rispetto alla media del triennio; allo stesso modo, è cresciuta del 37% la maggiore imposta constatata Iva. In particolare, degli 11 milioni di euro contestati nel 2015, circa 7 risultano evasi nei settori del commercio all’ingrosso di rottami e sottoprodotti metallici della lavorazione industriale, altri 1,5 nei settori del recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e di biomasse. Un ammontare inferiore di imposta Iva contestata risulta per i settori del recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici e del recupero e preparazione per il riciclaggio della plastica per la produzione di materie prime plastiche e resine sintetiche.

 

Attività di controllo sostanziale

 

Nel quadriennio 2012-2015, sono 1.512 i soggetti sottoposti a controlli sostanziali; tale cifra non è data dalla somma del numero dei controllati in ciascun anno, in quanto lo stesso soggetto potrebbe essere stato controllato per più anni. Nel 2015 sono stati notificati dagli uffici delle Entrate 658 controlli sostanziali, di cui il 60% a imprese che effettuano commercio all’ingrosso di rottami metallici e il restante 40% a imprese operanti nel settore del recupero e riciclaggio dei medesimi rottami metallici.

 

 

 

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Proseguendo, la Orlandi ha illustrato le risultanze dell’attività di controllo sostanziale in termini di maggiore imposta accertata (Mia), di sanzioni e di importi riscossi.

 

 

 

 

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importi espressi in milioni di euro

 

 

 
Nel 2015, la maggiore imposta accertata è aumentata del 23% rispetto all’anno precedente, le sanzioni del 66 per cento. I valori relativi al riscosso devono essere valutati considerando che una percentuale significativa (per l’intero quadriennio, il 57%) della Mia totale e, quindi, delle relative sanzioni è riferita ad accertamenti per i quali risulta pendente un giudizio. Ciò comporta un disallineamento temporale tra l’accertamento della pretesa tributaria e il pagamento del dovuto. Il risultato dell’attività di controllo sostanziale svolta nel quadriennio ha comportato l’accertamento complessivo di:

 

 

  • 565 milioni di euro per maggiori imposte dirette
  • 453 milioni di maggiore imposta Iva
  • 1.117 milioni di euro per sanzioni.

 

 

L’imposta complessivamente riscossa ammonta a 21 milioni di euro, un valore fortemente influenzato sia dal fatto – come già ricordato – che gli atti d’accertamento del 57% della maggiore imposta complessiva sono tuttora in contenzioso sia dalla circostanza che, in questi settori, sono fortemente presenti modalità di evasione fraudolente e particolarmente insidiose tramite utilizzo di schermi societari, fatture per operazioni inesistenti e soggetti nullatenenti dai quali vengono fittiziamente poste in essere le operazioni economiche.

 

Gli studi di settore e il mondo dei rifiuti

 

Lo strumento degli studi di settore può essere utilizzato per l’analisi di rischio e l’attività di controllo nei confronti di fenomeni illeciti correlati allo smaltimento dei rifiuti.
In alcune circostanze, infatti, le attività “mappate” da specifici studi sono direttamente correlabili alla produzione, gestione e commercializzazione di rifiuti: il complesso di tutte le diverse informazioni richieste nei relativi modelli consente di effettuare analisi e approfondimenti finalizzati al controllo.

 

È il caso, ad esempio, degli studi WD30U (attività di: demolizione di carcasse; recupero e preparazione per il riciclaggio di cascami e rottami metallici; recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico per produzione di materie prime plastiche, resine sintetiche; recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse; commercio all’ingrosso di rottami e sottoprodotti della lavorazione industriale metallici; commercio all’ingrosso di altri materiali di recupero non metallici, come vetro, carta, cartoni eccetera; sottoprodotti non metallici della lavorazione industriale) e WG31U, relativamente alle attività di riparazione e sostituzione di pneumatici per autoveicoli.

 

In altre ipotesi, poi, i cicli di lavorazione prevedono la produzione di materiali inquinanti, da smaltire secondo specifiche procedure. Si tratta di una serie di attività nei cui modelli per gli studi di settore vengono richieste una serie di informazioni (costi per lo smaltimento di rifiuti speciali o tossici e di residui delle lavorazioni, per il trattamento dei reflui, spese assicurative Rc inquinamento eccetera).

 

Dal momento che gli studi di settore sono oggetto di periodiche evoluzioni e aggiornamenti, laddove se ne ravvisi la necessità, è possibile prevedere un’integrazione delle informazioni per cogliere eventuali ulteriori aspetti significativi. Fermo restando che già da tempo – ha concluso Rossella Orlandi – l’Agenzia delle Entrate sta lavorando alla semplificazione e alla diminuzione degli adempimenti correlati agli studi di settore. Tant’è che è obiettivo del prossimo anno, anche per dare seguito al recente impegno del Governo, “ridurre significativamente le informazioni richieste all’interno dei modelli studi di settore alle sole rilevanti ai fini della stima e del calcolo degli indicatori”.