Risale al 2012 il completamento della riforma del sistema di scelta dei revisori dei conti da parte degli enti locali. In quell’anno infatti, un decreto del Ministro dell’Interno fissò i criteri per l’inserimento in un unico elenco, tenuto presso le Prefetture, dei revisori dei conti degli enti locali interessati a ricoprire tale ruolo e già iscritti, a livello regionale, nel Registro dei revisori legali nonché all’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Da allora, i revisori vengono sorteggiati da tale elenco e assegnati dalle Prefetture ai Comuni, che prendono solo atto di tale assegnazione. La riforma non ha dato i risultati sperati, tutt’altro. Né per i professionisti selezionati con la nuova metodologia, né, soprattutto e per quel che ci riguarda, per i Sindaci.
La richiesta di una “controriforma”
È di venerdì scorso la notizia riportata dal Sole24ore, della richiesta di una “controriforma”, avanzata dal consiglio dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, a causa delle sempre più numerose rinunce all’incarico da parte revisori degli enti locali. Condividiamo tale esigenza e, anzi, la rilanciamo, proponendo di intervenire in via d’urgenza, con una norma da inserire nel Dl enti locali approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 20 giugno.
Le tre ragioni per il riordino
Brevemente le ragioni della necessità di tale intervento correttivo. La prima attiene al ruolo sempre più importante e attivo dei revisori nel sistema dei controlli interni degli enti locali. Una tale funzione può essere esercitata solo se vi è uno scambio continuo di informazioni e collaborazione tra i “sorteggiati” revisori e gli uffici dell’ente locale. Banalmente, in molti casi, ciò è stato impedito dalla distanza fisica tra gli studi professionali e il Comune di destinazione, che la modalità del sorteggio non può evitare. La seconda attiene alla verifica dell’esperienza professionale relativa allo svolgimento di tale importante funzione, che non può essere legata unicamente a un rapporto proporzionale tra l’anzianità di iscrizione in albi e registri e la popolazione del Comune interessato. Anzi. Con il quadro ordinamentale della finanza locale in continua evoluzione, l’anzianità di iscrizione, se non rapportata a un’esperienza costante sul campo e in Comuni omologhi per popolazione e dati di bilancio, rischia di avere effetti contrari al risultato che la riforma si proponeva. La terza infine, riguarda l’opportunità di un rapporto comunque fiduciario con l’amministrazione comunale in cui i revisori dei conti sorteggiati dovranno prestare servizio. Ferme restando infatti le grandi responsabilità oggettive che i revisori hanno, non può sottacersi l’estrema importanza di un rapporto positivo e di fiducia che deve instaurarsi con l’organo di rappresentanza politica dell’ente. In caso contrario, si avrebbero situazioni di conflitto che, paradossalmente, metterebbero a rischio proprio la serietà e l’indipendenza dell’attività di controllo e verifica dei documenti contabili.
Le proposte dell’Anci
Quello che l’Anci propone, è dunque un nuovo modello procedurale per la scelta dei revisori contabili, un modello a garanzia sia dell’indipendenza dell’organo di revisione, che della verifica delle attitudini professionali dei sorteggiati da parte dell’ente locale. Ciò che noi proponiamo è cioè il ritorno alla nomina da parte dei consigli comunali dell’organo di revisione economico-finanziaria, scegliendolo tra una rosa di nomi proposta dal ministero dell’Interno e sorteggiata all’interno di un elenco tenuto presso le Prefetture. È una proposta di buon senso, equilibrata e garantista di tutti gli interessi in gioco. Una proposta su cui crediamo possano convergere anche i professionisti interessati, da discutere però con urgenza, al fine di risolvere i paradossi e le storture di una riforma che non ha mai davvero convinto.