attuazioneLa Corte di Cassazione (sentenza n.7339/2015) ha stabilito che, nei casi di accertamento da Redditometro, ai fini della prova contraria non serve dimostrare la spesa per incrementi patrimoniali: al contribuente basta provare la capacità di reddito.

 

Il caso riguarda un accertamento sintetico in ambito IRPEF, legato alla capacità di spesa presunta dall’acquisto di tre appartamenti e un’automobile di grossa cilindrata. Secondo la Cassazione, i contribuenti (non obbligati alla tenuta di scritture contabili) non sono tenuti a fornire come onere della prova la precisa correlazione causale tra tenore di vita e effettiva disponibilità di risorse: una “astratta compatibilità” tra spese (che contribuiscono a definire il tenore di vita) e reddito non rilevante dal punto di vista fiscale non può giustificare un vero e proprio nesso causale tra le due voci, tale da costringere il cittadino al continuo monitoraggio dei percorsi del denaro disponibile.

 

A suffragio di questa interpretazione, la Cassazione ha rilevato in una precedente Sentenza (n. 6396 del 19 marzo 2014) che, in caso di accertamenti sintetici dovuti a spese rinvenienti da incrementi patrimoniali, l’onere della prova in capo al contribuente:

 

«riguarda la sola disponibilità di redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte e non anche la dimostrazione del loro impiego negli acquisti effettuati – e che questa circostanza sia – idonea, da sola, a superare la presunzione dell’insufficienza del reddito dichiarato».

 

Alla luce di quanto detto, spetta al contribuente dimostrare l’infondatezza della presunzione secondo cui il reddito dichiarato non sia sufficiente a giustificare il proprio tenore di vita, senza che sia necessario fornire la documentazione idonea a giustificare le singole spese.