Enrico Letta ci aveva provato o, per lo meno, avrebbe voluto provarci, ma l’avvicendamento forzato con il suo successore ha lasciato in sospeso la questione; ora, Renzi riapre il dossier privatizzazioni. Questa volta, sul piatto ci sarebbero tra gli 8 e i 10 miliardi di euro di possibili incassi.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che venerdì, cenando con il premier, ha esaminato l’ipotesi, ha spiegato, da Cernobbio, che il Tesoro è azionista di controllo di una trentina di società, in molte delle quali lo spazio per la presenza pubblica dovrebbe essere estremamente contenuto.
L’idea del governo, in ogni caso, è andare oltre il piano di dismissioni previsto dall’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che contemplava la cessione di Enav e Poste; l’idea di fondo è quella di sbarazzarsi anche di parte di società controllate da Ferrovie dello Stato e dalla Cassa depositi e prestiti, come Grandi Stazioni, Fincantieri, Cdp Reti o Sace; prima delle tensioni si era parlato anche di vendere la società che gestisce il gasdotto che, dal Paese, porta il gas in Italia passando per l’Austria.
Quel che è certo, è che prima di affrontare il capitolo privatizzazioni, il governo dovrà condurre in porto ilDef e il provvedimento sulla spending review. Comunque vada, l’obiettivo resterà duplice: rafforzare l’efficienza delle società vendute e contribuire a erodere la punta del debito pubblico.
FONTE: CGIA Mestre