prezzi al consumoAlla base della frenata dell’inflazione nel 2015 c’è l’effetto petrolio, che ha influito in modo pesante sui listini al dettaglio in tutti i settori. Lo afferma il Codacons, commentando i dati forniti oggi dall’Istat sul tasso di inflazione in Italia.

 

“Nel corso del 2015 si è registrato un vero e proprio tracrollo delle quotazioni del petrolio, i cui prezzi hanno subito una contrazione del -30% in soli 12 mesi – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Le conseguenze della caduta del petrolio sono stati evidenti e hanno creato un effetto domino, determinando una forte frenata nella crescita dei listini al dettaglio in tutti i settori. Nel corso del 2016, tuttavia, si prevede una rialzo del tasso di inflazione in Italia, grazie anche alla ripresa dei consumi da parte delle famiglie e all’incremento della domanda interna” – conclude Rienzi.

 

L’inflazione rallenta ancora: in media d’anno nel 2015 frena, portandosi al +0,1% dal +0,2% del 2014. Lo rileva l’Istat nelle stime. “Il fatto che l’inflazione sia ai minimi storici dal 1959 dimostra la gravità della crisi che stiamo attraversando ed il crollo della domanda che c’è stato. La tenue ripresa dei consumi attualmente in corso non può certo compensare una caduta che dura dal 2007” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. “In ogni caso ricordiamoci che la media non deve trarre in inganno. Per i beni necessari del carrello della spesa, infatti, ossia per la massaia che va a fare la spesa tutti i giorni, l’inflazione è otto volte superiore, +0,8%” ha proseguito Dona.

 

Secondo i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori, l’incremento dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, pari allo 0,8% in media d’anno, significa pagare, in termini di aumento del costo della vita, per una tradizionale famiglia, una coppia con 2 figli, 62 euro in più su base annua. Per la sola spesa di tutti i giorni, una coppia con 1 figlio pagherà, invece, 57 euro in più, un pensionato con più di 65 anni sborserà 31 euro, 34 euro un single con meno di 35 anni, 46 euro una coppia senza figli con meno di 35 anni.

 

I prezzi al consumo dei prodotti alimentari nel 2015 sono cresciuti undici volte la media dell’inflazione che con il valore del +0,1% annuo risulta il più basso dal 1959. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat di novembre dalla quale si evidenzia che l’aumento dei prezzi non si è per’ trasferito alle imprese agricole con una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione. L’andamento dei prezzi alimentari riflette – sottolinea la Coldiretti – le condizioni stagionali ma è anche il risultato delle distorsioni che ancora esistono nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola con i prezzi che aumentano in media piu’ di cinque volte, anche se con differenze tra freschi e trasformati. Non va pero’ sottaciuto l’effetto positivo dei consumi alimentari.

 

La spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande ha invertito la rotta nel 2015 ed è tornata ad aumentare dopo sette anni di riduzione consecutiva con una stima dello 0,3 per cento di crescita cumulata nei dodici mesi, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla base delle previsioni Ismea-Nielsen. Un andamento destinato a consolidarsi nel 2016. La spesa alimentare – conclude la Coldiretti – è uno speciale indicatore dello stato dell’economia nazionale poiché si tratta della principale voce del budget delle famiglie, dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi.