spesaPressione Fiscale, Crisi e Lavoro. Dal punto di vista economico, fa sapere l’Ufficio studi della CGIA, il 2017 sarà per il nostro Paese un anno in chiaroscuro.

 


Al netto di eventuali manovre correttive, la pressione fiscale è destinata a scendere di 0,3 punti percentuali (attestandosi così al 42,3 per cento), il Pil dovrebbe aumentare di circa un punto, il numero degli occupati crescere di quasi 112.000 unità e l’esercito di disoccupati scendere di 84.000 persone. A fronte di questi dati positivi, preoccupa, invece, la mole di tempo che sarà necessaria per ritornare ai livelli pre-crisi (ovvero il 2007).

 

Infatti, stando ai dati di contabilità nazionale pubblicati dall’Istat il 23 settembre 2016 e relativi al Pil reale (concatenato al 2010) e alle previsioni di Prometeia sugli scenari delle economie locali di ottobre 2016, dovremmo recuperare gli 8,7 punti percentuali di Pil persi tra il 2007 e il 2013 solo nel 2024, vale a dire fra 7 anni. L’Ufficio studi della CGIA segnala che nel 2016 l’economia italiana è “precipitata” ai livelli del 2000, ovvero di 16 anni fa. I consumi delle famiglie, invece, che a causa della crisi sono crollati di 7,6 punti percentuali, li dovremmo “riconquistare” entro il 2021 e i 28 punti percentuali circa di investimenti bruciati in questi anni non prima del 2032.

 

“Sebbene le tasse siano destinate a scendere grazie, in particolar modo, alla riduzione dell’Ires che interesserà solo le società di capitali e l’occupazione è destinata ad aumentare in virtù della fiducia ritrovata tra i piccoli imprenditori – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – la ripresa economica del nostro Paese rimane ancora molto debole e ben al di sotto della media Ue. Se nel 2017, come riportano le ultime previsioni economiche elaborate dalla Commissione europea, il nostro Pil dovrebbe attestarsi attorno all’1 per cento, in Ue, invece, è destinato a toccare l’1,6 per cento. Tra tutti i 28 paesi dell’Unione, solo la Finlandia registrerà quest’anno una crescita più contenuta della nostra”.

 

 

In allegato l’analisi della CGIA Mestre.