La CGIA continua ad incalzare il Premier Renzi.
In attesa di conoscere con molto interesse le modalità di copertura che dovrebbero consentire la rivoluzione copernicana in materia di fisco, la CGIA si appella al Presidente del Consiglio affinchè i Ministeri comincino a pagare i propri fornitori secondo gli accordi contrattuali.
“La Presidenza del Consiglio dei Ministri – segnala Paolo Zabeo della CGIA – paga con 29 giorni di ritardo rispetto a quanto stabilito da contratto. Nonostante il ritardo sia ragguardevole, il ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Economia e delle Finanze hanno performance addirittura peggiori: il primo paga mediamente con un ritardo di quasi 38 giorni rispetto a quanto stabilito con la controparte, mentre lo sforamento del secondo arriva addirittura a 82 giorni. E’ una cosa inaccettabile”.
Diversamente, segnala la CGIA, è utile segnalare la performance del Ministero delle Infrastrutture: rispetto alla scadenza contrattuale, i pagamenti vengono effettuati in media 23,5 giorni prima della scadenza.
Purtroppo, però, sono 5 i Ministeri che, pur avendone l’obbligo, non hanno ancora pubblicato on line i propri dati (Interno, Giustizia, Ambiente, Lavoro e Beni Culturali) riferiti al primo trimestre di quest’anno: vale a dire l’indice di tempestività dei pagamenti.
Sebbene la legge imponga alla Pubblica amministrazione (Pa) di pagare i propri fornitori con tempi compresi tra i 30 e i 60 giorni, alcuni Ministeri continuano a non rispettare questa scadenza.
Più in generale, secondo le stime presentate dalla Banca d’Italia nella “Relazione Annuale 2014”, al 31 dicembre scorso il debito commerciale della nostra Pubblica amministrazione (Pa) nei confronti dei fornitori privati ammonterebbe a 70 miliardi di euro. Se depuriamo da questo importo i 10 miliardi circa che i creditori hanno ceduto pro soluto alle banche, si evince che la nostra Pa deve ancora saldare 60 miliardi di euro ai propri fornitori.