camere di commercioNella riduzione si dovrà tenere conto della soglia dimensionale minima di 75mila imprese iscritte o annotate nel Registro (la soglia fissata al Senato era di 80mila).

 

Rideterminazione del diritto annuale a carico delle imprese, riduzione da 105 a 60 mediante accorpamento del numero delle circoscrizioni territoriali in cui le camere di commercio svolgono le loro funzioni, con un requisito dimensionale minimo di almeno 75mila imprese.  Sono questi i punti cardine della riforma delle Camere di Commercio contenuti nell’articolo 10 della Delega Pa approvata dal Parlamento in via definitiva.

 

Per le Camere di Commercio quindi arriva un sostanziale dimezzamento anche se non ci saranno grandi novità sul fronte della sforbiciata dei diritti camerali, uno dei punti sui quali si era battuto il Governo lo scorso anno già con il decreto Madia. I presidenti delle Camere lavoreranno però gratis e per gli altri dirigenti i decreti attuativi dovranno definire tetti agli stipendi. Allo stesso tempo si prevede una riduzione del numero dei componenti dei consigli e delle giunte, in ordine alle quali in caso di accorpamento, la rappresentanza delle basi associative dovrà restare equilibrata, favorendo il mantenimento dei servizi sul territorio.

 

Previsti anche paletti per il mantenimento di partecipazioni azionarie: i decreti attuativi dovranno prevedere che le Camere azzerino tutte le partecipazioni “non necessarie per lo svolgimento delle funzioni istituzionali”, “eliminando progressivamente” quelle “non essenziali e gestibili secondo criteri di efficienza da soggetti privati”. Con l’obiettivo di aumentare la trasparenza, poi, i bilanci delle partecipate dovranno comparire nel resoconto consolidato dell’ente. In cambio però le Camera manterranno la tenuta del registro delle imprese.

 

Un emendamento firmato dal senatore Pd Massimo Mucchetti stabilisce poi che il ministero dello Sviluppo economico definisca standard nazionali di qualità per gli enti camerali con riferimento “a ciascuna funzione fondamentale”, “ai relativi servizi e all’utilità prodotta per le imprese”. Nel corso dell’esame è stata introdotta anche la previsione di misure volte assicurare alle camere di commercio accorpate la neutralità fiscale (delle operazioni derivanti dai processi di accorpamento e dalla cessione e dal conferimento di immobili e di partecipazioni), da realizzare attraverso l’eventuale esenzione da tutte le imposte indirette, con esclusione dell’imposta sul valore aggiunto.

 

In attesa delle nuove norme c’è una disciplina transitoria che dovrà assicurare la sostenibilità finanziaria e il mantenimento dei livelli occupazionali e contempli poteri sostitutivi per garantire la completa attuazione del processo di riforma, anche mediante la nomina di commissari in caso di inadempienza da parte delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.