Palazzo Chigi intende trovare 27 miliardi, tra spending review (sanità in testa), rientro capitali e deficit flessibile grazie alla trattativa con Bruxelles. Nel negoziato c’è almeno un altro 0,4% da scontare: quasi 7 miliardi di euro da mettere nel paniere della prossima Finanziaria.
Il governo italiano sta conducendo una trattativa “non dichiarata” con la Commissione europea con l’obiettivo di ottenere un ulteriore “sconto” rispetto ai nostri conti pubblici. Nella sostanza rendere più “leggera” la prossima manovra economica. Aumentare i margini di azione della Legge di Stabilità 2016 e utilizzare tutta la “flessibilità” possibile mantenendo gli impegni fissati dal Fiscal compact. Arrivare, insomma, a quota 27 miliardi come annunciato dal presidente del consiglio senza sacrifici eccessivi o straordinari. Già lo scorso anno Palazzo Chigi e il Tesoro strapparono a Bruxelles un “bonus” dello 0,4% rispetto al Pil. Una detrazione accordata su base triennale. E che quindi è valida anche per il 2016. Nel negoziato riservatissimo in cui è impegnato soprattutto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, però, sul tavolo c’è almeno un altro 0,4% da scontare. Che in termini concreti significa quasi 7 miliardi di euro da mettere nel paniere della prossima Finanziaria. Da impiegare per l’abolizione della tassa sulla prima casa, ma non solo.
Considerando che sulla scrivania del presidente del consiglio a Palazzo Chigi sono ancora in bella vista almeno due dossier cui Renzi non vorrebbe rinunciare già in questa tornata di bilancio: un intervento sulle pensioni per rendere praticabile la cosiddetta flessibilità in un uscita e un primo ritocco dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. Dagli 8 ai 10 miliardi verranno recuperati con la famigerata Spending review. Una prima sforbiciata riguarderà la Sanità. Il patto sulla Salute prevede un aumento nel 2016 dei fondi stanziati per 3 miliardi. Ecco, questo aumento – secondo le intenzioni del governo – non ci sarà. Il resto verrà ottenuto attraverso il contenimento e le “incisioni chirurgiche” nella spesa per la Pubblica amministrazione. Un’altra quota di entrate viene attribuita al rientro dei capitali dall’estero, la “Voluntary disclosure”.
Il termine finale per presentare tutti i i documenti dell’autodenuncia è slittato di un mese: si arriverà fino al 30 ottobre. E le associazioni dei commercialisti chiedono un ulteriore rinvio. Secondo le previsioni delle Finanze, al 30 settembre si sarebbe potuto contare su circa 4 miliardi. Con un mese in più, le stime si avvicinano alla soglia dei 5 miliardi.
tratto da “la Repubblica” di Claudio Tito