comuni, bilanci, politica di bilancioTassare i colossi del web. E mettere regole chiare, antievasione, agli affitti brevi. Sono i temi su cui si è acceso il dibattito in commissione Bilancio alla Camera, che ha iniziato l’esame del migliaio di emendamenti presentati alla manovra. E se sul fronte della norma ‘Airbnb’ al momento c’è un sostanziale standby, sul fronte della web tax si è registrata una timida apertura del governo, che ha ammesso, per voce del viceministro Enrico Morando, che il tema, prima o poi, andrà affrontato. Il tormentone web tax tiene banco dall’avvio della legislatura: approvata nel 2013 con la prima (e unica) manovra del governo Letta, era stata poi cancellata subito, nel 2014, da Matteo Renzi (con uno dei decreti ‘salva-Roma’) che l’anno successivo aveva promesso una “digital tax” sulla quale l’Italia sarebbe andata avanti anche da sola, a partire proprio dal 2017.

 

Il tema oggi non sembrava più in cima all’agenda del governo ma ora la proposta sul tavolo di maggioranza e governo, firmata dalla sinistra Pd e da Civati e Pastorino, chiede proprio che scatti l’obbligo di partita Iva italiana per chi vende servizi online in Italia. E lo stesso deve valere anche per gli spazi pubblicitari, che vanno acquistati attraverso soggetti titolari di partita Iva italiana. I due emendamenti al momento sono stati accantonati non, ha precisato Morando, “per non parlarne” ma per arrivare preparati al dibattito. La web tax, ha sottolineato il viceministro, va introdotta ma con attenzione, per evitare che sia un boomerang se nel frattempo non si registra consenso anche a livello internazionale. In ogni caso se ne riparlerà a breve, visto che la commissione si è data tempo fino a giovedì per chiudere l’esame degli emendamenti e portare il testo in Aula entro il prossimo fine settimana. Il primo round si è chiuso con l’approvazione di pochissime modifiche chieste dai deputati e qualche correzione formale presentata dal relatore, Mauro Guerra.

 

Sostanzialmente invariate le misure sul fisco light per i piccoli e gli autonomi (Iri, regime di cassa) e le norme a sostegno degli investimenti, dal credito d’imposta al superammortamento. A far registrare tensioni, invece, ancora la norma ribattezzata Airbnb. Il governo ha tentato di fermare subito la proposta ma, su pressing parlamentare, anche gli emendamenti sulle regole per gli affitti brevi sono stati accantonati. Sul tema, osteggiato da Confedilizia perché rischia di causare “la fine della locazione turistica”, preannunciano battaglia Sinistra italiana e Forza Italia. Ma si registrano consensi anche nella maggioranza, compreso il presidente della commissione, Francesco Boccia. “Chi si è apertamente schierato contro questa misura o è in malafede o è solo ignorante, tertium non datur”, attacca l’esponente del Pd, sottolineando che “il no di alcuni è inspiegabile” visto che si tratta di abbassare le tasse (con la cedolare secca al 21%). Evitando “demagogia e propaganda” il presidente della Bilancio invita il governo a fare chiarezza perché non si tratta solo di una questione fiscale ma “del tema serio della sicurezza”, visto che nei condomini persone vanno e vengono in questo modo senza controlli, e “di tasse comunali evase”.

 

Altro tema ancora aperto, e non affrontato al momento dalla commissione, quello della previdenza: sul fronte dell’Ape social, il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano chiede di intervenire almeno sugli edili, che hanno percorsi lavorativi discontinui, se non si riuscirà ad abbassare per tutti i contributi da 36 a 35 anni per l’accesso all’anticipo agevolato. Restano ferme anche le altre richieste, di ampliare la sperimentazione di opzione donna, che ha buone chance di essere accolta, insieme a quella di ampliare la platea dell’ottava salvaguardia, in modo da chiudere in via definitiva la questione degli esodati.