fabbisognoSegnali positivi, quasi un giudizio preliminare favorevole da parte della Commissione europea alla manovra correttiva messa a punto dall’Italia proprio su sollecitazione di Bruxelles.


 

Non era scontato nè atteso il via libera Ue alla manovra italiana sui conti pubblici. Nelle scorse settimane Bruxelles osservava con timore i malumori della politica italiana che aggiungevano quotidianamente incertezza agli impegni chiari che invece aveva chiesto al nostro paese.

 

Ora il quadro dipinto da Padoan a Malta sgombra il campo dai dubbi, anche se non cancella definitivamente i rischi che fino a martedì qualche tinta possa sfumare. Gli incontri al vertice hanno così rassicurato la Commissione europea sul fronte manovra italiana: il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan sembra aver convinto pienamente i responsabili della supervisione dei conti, Dombrovskis e Moscovici, dopo aver illustrato loro sia la correzione da 0,2% che i principali elementi del Def, in arrivo martedì.

 

Ma, prima di cantare vittoria, si attendono le misure così come le approverà il Cdm, sperando che non vengano meno quelle certezze che Padoan ha indicato. Ma nel frattempo, il segnale è di pieno sostegno alla linea del ministro dell’economia, molto stimato da Bruxelles.

 

Il quale, stando a fonti che hanno partecipato agli incontri di questi giorni, avrebbe confermato ai commissari anche la traiettoria dei conti 2018, menzionando una correzione strutturale da 0,6%, in linea con le regole definite proprio dalla Commissione nella comunicazione sulla flessibilità. In base ad esse, ai Paesi con un output gap intorno all’1%, viene richiesta una correzione maggiore di 0,5% (per Bruxelles vuol dire 0,6%).

 

Ovviamente, si tratta di un parametro standard, ovvero di un numero grezzo che non tiene conto degli sconti da eventuale nuova flessibilità, né di quelle considerazioni che Bruxelles farà a maggio nelle previsioni e raccomandazioni e che influiranno nel giudizio sui conti, come ad esempio la valutazione delle riforme. Quella cifra sarà quindi il punto di partenza di un nuovo negoziato, che durerà certamente fino all’autunno.